Emma – 2ª parte
(da “I racconti del Bagnino di Rimini”)
© Natale Figura
(da “I racconti del Bagnino di Rimini”)
© Natale Figura
Saverio cavalcava alla testa del secondo Squadrone Dragoni, fiero, con in mente gli ordini ricevuti: attaccare di concerto con il primo Squadrone scompaginando le difese della Fanteria nemica e portarsi poi sulla destra per consentire al terzo Squadrone di attraversare le linee nemiche già battute ed aprire quindi il fronte all’assalto dei Fanti.
Ma il cuore era altrove... Emma, solo lei nel suo cuore e il ricordo dell’unica folle notte d’amore che lo riempiva di dolcezza e gli straziava l’animo per l’immediato doloroso distacco.
La sua mente ragionava di guerra e di tattiche della prossima battaglia ma gli occhi vedevano ancora la sua piccola dolce sposa tendergli rattristata le braccia mentre lo salutava alla partenza. L’avrebbe atteso, certo... si erano ripromessi questo... con tutto l’amore che si erano dati l’un l’altra. Ma ora la guerra incalzava e lui era lì coi suoi Dragoni ad obbedire all’ordine del suo Re.
Ma il cuore era altrove... Emma, solo lei nel suo cuore e il ricordo dell’unica folle notte d’amore che lo riempiva di dolcezza e gli straziava l’animo per l’immediato doloroso distacco.
La sua mente ragionava di guerra e di tattiche della prossima battaglia ma gli occhi vedevano ancora la sua piccola dolce sposa tendergli rattristata le braccia mentre lo salutava alla partenza. L’avrebbe atteso, certo... si erano ripromessi questo... con tutto l’amore che si erano dati l’un l’altra. Ma ora la guerra incalzava e lui era lì coi suoi Dragoni ad obbedire all’ordine del suo Re.
I cavalli nitrivano e scalpitavano e il vapore del loro respiro affannato sbuffava dalle froge dilatate nella corsa della carica.
Il rombo degli zoccoli che percuotevano il terreno sovrastava le grida dei Cavalieri e il fragore della battaglia mentre le sciabole luccicavano al sole e sprizzavano scintille al cozzo con le baionette.
Si udivano in un gran miscuglio le urla dei Soldati nemici e gli spari e i lamenti dei feriti ed il passo di corsa dei Fanti che attaccavano e quello dei Fanti nemici che volgevano le terga disperdendosi laggiù ai limiti della piana.
Polvere, grida, frastuono, odore di sangue sparso nella terra, odore di polvere da sparo... questo soltanto si vedeva, si sentiva, si odorava nell’aria offuscata.
E poi, nel silenzio innaturale subentrato... solo i flebili lamenti dei corpi senza nome degli uni e degli altri sparpagliati in terra e dei cavalli in attesa del colpo di grazia si mescolavano al passo lento dei barellieri e al loro richiamo in cerca di qualcuno da portare in salvo.
Questa era la guerra vera... non quella che si giuocava sui tavoli nelle retrovie spostando sulle carte geografiche simulacri di Armate, Divisioni, Reggimenti. Questa era la guerra che si percepiva, si vedeva, si annusava, ti penetrava nelle ossa.
Lino era ferito gravemente al braccio destro ed era stato dispensato dal tornare in servizio attivo... anche il suo cavallo era stato ferito da colpi di baionetta ed era stato necessario abbatterlo. All’infermeria del campo un infermiere gli aveva confezionato una sollecita fasciatura e poi il Capitano medico gli aveva imposto una licenza per tornare a casa e tentare di guarire dalla ferita... un colpo di moschetto di un nemico ormai cadavere in mezzo a tanti altri. E così era tornato a casa.
Ecco la sua Rimini. Ecco la casa di suo padre. Ecco sua madre che gli correva incontro affannata. Ecco la servitù che gli si faceva intorno. Ecco sua sorella Emma, che lo guardava dal portone torcendosi le mani. Un solo sguardo... Emma si volse pallida ed entrò in casa senza parlare. La madre la seguì lesta.
Sul lungomare di Rimini, nel caldo pomeriggio di agosto, un sole vivido sfavillava sulle lente onde di un mare placido che si infrangevano dolcemente sul bagnasciuga.
Il Bagnino, un reduce di altre battaglie, aveva trascorso il tempo camminando avanti e indietro osservando i bagnanti.
Ora che il sole stava calando risentiva nelle ossa l’umidità crescente e la stanchezza di una giornata trascorsa in piedi.
Si sedette sul suo scranno soprelevato e assaporò il riposo. Fantasticava di quel periodo lontano, in cui aveva combattuto e di quando, tornato dal fronte aveva ritrovato la sua famiglia che l’attendeva.
Bei tempi quelli, era galvanizzato dall’aver vinto il nemico ed essere sopravvissuto, ma anche soddisfatto delle gioie familiari al ritorno.
E poi quel lavoro di Bagnino gli piaceva... sole, mare, bei ragazzi e ragazze, tanti bambini che giocavano sulla sabbia e gli sorridevano passandogli vicino.
Ma ora si sentiva stanco e voleva riposo.
Non se n’era accorto subito di quella ragazza biancovestita... con un velo altrettanto bianco che le copriva i capelli.
Una suffragetta, pensò adocchiandola, o una originale... di quelle che si vedono ogni tanto e si vestono e si comportano così soltanto per emergere nella massa, per farsi notare.
La guardò con sufficienza e tornò ai suoi pensieri.
L’aveva cancellata dalla sua mente.
Pochi, radi e lontani bagnanti... scrutò per l’ultima volta il mare e... la vide, laggiù, lontano.
Il Bagnino di Rimini la guardò a lungo... quella mano affusolata si agitava sempre più lentamente nell'acqua resa scura dalle alghe assassine. Si agitava piano e scendeva piano piano a fondo. La guardò di nuovo... non gli andava affatto di tuffarsi per salvare la ragazza, la cui mano ancora per poco si sarebbe erta laggiù sul pelo dell’acqua. Non avrebbe fatto in tempo e poi era davvero tanto stanco.
Ecco stava scomparendo quella mano e l’anello all’anulare mandò un ultimo bagliore rosso fuoco dall’enorme rubino che l’ornava.
Ecco stava scomparendo quella mano e l’anello all’anulare mandò un ultimo bagliore rosso fuoco dall’enorme rubino che l’ornava.
1 commenti:
Bellissimo e tenero racconto di Lino. Appena posterò il mio, sullo stesso incipit, vi renderete conto di come alcuni input cerebrali differenti in partenza, viaggiano poi su strade e canali comuni.
Bravissimo Lino, per il racconto e per la scelta dell'INCIPIT
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