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Note di condominio: L'esattore porta a porta

Note di condominio
L’esattore porta a porta
© Natale Figura

Scherzi a parte riguardo alla gestione dei Condomìni qua è per davvero un Bronx perché la mentalità locale è molto arretrata: questa non è una cittadina ma un “paesone” dove si sono mischiate le parti peggiori (ed è vero purtroppo) delle periferie delle grandi Città intorno. In pratica, di senso civico condominiale c'è n'è davvero ben poco, pensate che le riscossioni sono costretto a farle porta a porta...”[1]
Ve lo confermo io, Santino Cacace, che sono un collaboratore condominiale, un Esattore porta a porta... Vi basti pensare che se non fossi esperto e attrezzato come invece sono, difficilmente avrei potuto sbrogliarmi dalla situazione che sto per raccontarvi. Voi sapete che mi sono fidanzato con la figlia quindicenne del mio Amministratore di Condominio, un po’ perché voglio fare carriera nella famiglia, un po’ perché Annetta mi piace, così cicciottella, un po’, infine, perché me l’ha data subito senza fare tante storie... Certo che mi sarebbe piaciuta, invece, Mariuccia sua cugina ma faceva tanto la preziosa che ce l’ho mandata con tutte le scarpe. In effetti, devo dire che mi trovo bene, adesso, così: ho la mia donna che mi soddisfa quando voglio e che con la sua posizione nella famiglia mi consente di fare un po’ anche il mio comodo nel lavoro condominiale. Ebbene sì, nell’ambito del Condominio di Francesco Russo (inevitabilmente soprannominato Ciccio, cosa che corrisponde in fondo alla sua stazza) io sono l’Esattore, mi organizzo come voglio e vado di porta in porta in date prestabilite a riscuotere. Se non ci fossi io chissà quanti si guarderebbero bene dal versare mensilmente la quota che gli compete. Persone grette e ignoranti che non sanno niente di senso civico condominiale... Hai voglia a ripeterglielo in tutte le lingue... fanno i difficili... sono restii a sganciare... addirittura, se potessero, ti pugnalerebbero alle spalle pur di evitare di versare il dovuto. Che gente...
Beh, quella mattina mi svegliai di buonora, erano quasi le dieci, feci il dovuto con la mia Annetta, la quale accettò con entusiasmo, mi alzai per una buona doccia e la colazione e lesto come al solito inforcai la mia moto (ovviamente senza targa, tanto si sa che è la mia) e, sempre senza casco, perché mi piace sentirmi scompigliare i capelli dal vento della corsa, mi diressi verso la zona di Pozzuoli dove dovevo visitare alcuni Condòmini. Sì, sarebbe stato doveroso indossare il casco... ma quella mattina non dovevo scippare nessuno, era soltanto una mattina come altre di riscossioni della quota condominiale. Stavo dicendo..., avevo preso lo stradone proveniente dal casello della tangenziale all’uscita per Agnano e mi dirigevo verso la Città per poi imboccare a destra la strada che passa davanti all’Accademia dell’Aeronautica Militare, per raggiungere quindi Pozzuoli costeggiando la Solfatara. Alle due colonne dell’imbocco del cratere dovevo incontrare Ciro Veglianti, il proprietario del ristorantino interno, la cui quota condominiale ammontava a trecento euro ed era già in ritardo di quella del mese scorso. Glielo avevo permesso io di ritardare il pagamento, applicandogli la solita sopratassa di cinquanta euro che sarebbe finita nelle mie tasche e poi nelle mani di Annetta che è anche la mia tesoriera. Ero determinato ad incassare tutti i seicentocinquanta euro, perché già altri condomini avevano chiesto di posticipare il pagamento della quota ormai scaduta e non me la sentivo di concedere ulteriori rinvii. Quando posso non faccio il difficile, come invece fa Francesco Russo, il mio Suocero-Amministratore-del-Condominio, che poi gli tocca stare sempre a litigare con tutti, a rischio anche di conseguenze gravi e inopportune.
Io, no, io sono flessibile, almeno la prima volta. Se poi però mi accorgo che la mia bontà viene scambiata per fessaggine allora mi salta la mosca al naso e divento inflessibile pure io. E quindi scattano prima le minacce, poi i piccoli disturbi che infliggo a chi non è di parola e poi le intimidazioni ed anche le ritorsioni pesanti... perché non è giusto che certi individui facciano parte di uno stimabile Condominio senza rispettarne tutte le regole che noi abbiamo stabilito. Ma vi pare che potrei sopportare di dover passare più volte dallo stesso Condomino per riscuotere il dovuto?
E quanto tempo dovrei sprecare per gli inadempienti? Se lasciassi correre troppo non mi basterebbe più la giornata lavorativa di ben quattro ore che mi sono imposto. Ma sto divagando...
Stavo per raggiungere l’ingresso della Solfatara dove avrei dovuto incontrare il ristoratore, come vi dicevo pocanzi, quando vidi, nel parcheggio subito all’interno, una Panda col logo dell’Osservatorio del Vesuvio. Mi sono allarmato, perché cerco sempre di evitare discussioni con organismi pubblici quali Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili urbani... altrimenti è la solita solfa... quelli mi inseguono per rammentarmi sempre le medesime cose banali come la mancanza della targa e del bollo e dell’assicurazione e del casco... tutte stupidaggini che il Governo impone per ridurre la vendita e l’uso delle moto... e poi parlano di crisi del commercio...
Ma questa era nuova: che ci faceva lì un’auto dell’Osservatorio? Non gli basta ‘osservare’ il Vesuvio? Bah... comunque mi avvicinai alla guardiola, con un fischio chiamai Antonio Esposito, l’unico Guardiano presente sui tre previsti (gli altri probabilmente erano in turno di malattia) e lo interpellai con lo sguardo. Dalla finestra mi indicò Ciro che con un tizio allampanato in tuta intera bianca con un caschetto giallo in testa ed un picozzino in mano (come quel presentatore geologo della TV) sembrava che annusassero il terreno, laggiù, alla parete Nord, che aveva uno strano colore celestino. Antonio mi fece il cenno del picchiatello battendosi sulla tempia due dita piegate della mano, tranquillizzandomi. D’altronde io mi ero già premunito portando la destra in tasca dove sentivo rassicurante il fresco dell’acciaio della mia Cobra a canna corta che sono bravissimo ad estrarre fulmineamente quando è necessario, soprattutto quando altri, di altri Condomìni, vogliono allargarsi nella zona di mia competenza.
Ciro era lontano e in compagnia, perciò toccava adesso raggiungere all’interno Marisa, la moglie, e farmi dare da lei i seicentocinquanta euro. Con le buone o le cattive... ma adesso preferivo le cattive, perché era la seconda volta che passavo da loro. E’ così fastidioso dover chiedere più volte la stessa cosa... che tanto sanno bene di dover dare comunque, dato che fruiscono dei servizi che forniamo loro. Do ut des, diceva a scuola la mia professoressa di latino alle medie, sì, proprio lei, quella che le spararono due revolverate alla gamba sinistra e non si seppe mai chi era stato. Io? No, io non c’entro, perché se fossi stato io le avrei sparato a tutte e due le gambe così doveva andare con la carrozzella e non camminare bene col bastone come adesso. Mi bocciò quella lì, ma io non reagii perché subito dopo la bocciatura ero già stato internato ad Aversa. Ma questa è un’altra storia.
Marisa Veglianti stava guardando dalla porta del ristorante all’interno della Solfatara il marito Ciro che chiacchierava col tizio dell’Osservatorio e brontolava tra sé e sé non so di quale esplosione di una bomba carta del tipo Maradona nella nottata e del fatto che la parete Nord del cratere era soffusa di una colorazione celeste quasi fosforescente. Temeva che questo avrebbe potuto ridurre l’affluenza dei turisti che tra poco sarebbero arrivati a frotte coi ‘pulmanni’. Appena mi vide si mise le mani ai fianchi come un’anfora e mi disse: “Che ci vieni a fare tu oggi? Ci mancavi pure tu qui a scassare le palle!” Non è mai stata molto socievole Marisa. “Marì – le risposi, inizialmente cordiale – oggi sta a te, lo sai, è giorno di riscossione e già il mese scorso ti ho dato un rinvio... coraggio, fai un piccolo sforzo e dammi la tua quota. Poi se ti serve, il mese prossimo posso favorirti di nuovo... ma oggi sono seicentocinquanta uno sull’altro”. “Tu si scemo – mi urlò – tu vai pazzianno – aggiunse con un tono di voce che non le avevo mai sentito prima – o te ne vai, o te ne vai” concluse puntandomi addosso una scopa. Capite adesso perché dico che fare il mio onesto lavoro di collaboratore condominiale mi espone a rischi e a pericoli che nemmeno nel Bronks...? Ditemi se non è mentalità arretrata e antisociale... “Ma porca di quella porca, – le dissi, stavolta brusco – Marì, lo sai che le regole di condominio vanno rispettate... Tu hai tutti i servizi condominiali e non vuoi pagare? E che vuoi che paghi io per te? E che sei come l’INPS che non vuole riconoscere tutti gli invalidi che vogliono la pensione solo perché, dice, non tutti lo sono davvero? Lo vedi come sei? E adesso che cosa devo fare? Spararti o bruciarti il locale?” e tirai fuori la mia cobra tutta lucida e splendente... Marisa a questo punto arretrò nel ristorante permettendomi di entrare e, bianca in volto andò alla cassa e tirò fuori il dovuto che aveva già preparato. Ci aveva provato la fetente...
Come vi dicevo, mi sono sbrogliato da questa situazione perché sono esperto e attrezzato.

[1] Questo incipit deriva da una mail inviata da Francesco Martino ai componenti del Gruppo di Autori che coordina.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Vedere le mie lamentele amalgamate tra la realtà e la finzione è per davvero un gioco da maestri. Sono senza parole...

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L'intervista semiseria

"A proposito di Maximilian ... dialogo intervistato ai due autori ... raccontato da uno dei due"
Cecco (Francesco Martino) - Correva l'anno ....
Peppe (Giuseppe Cristiano) - Che fai parli al passato?
C - No, era per creare l'enfasi.
P - Meglio di no, guarda, noi scrittori del genere fantastico passiamo già per mezzi paranoici, prova un'altro inizio.
C - Vabbeh .... allora ..... una sera di dicembre dello scorso anno ....
P - Ecco, vedi! Così va già bene.
C - Oh che bello ... allora ... dov'ero rimasto ... ah, sì, dicembre dello scorso anno ....
P - L'hai già detto questo ...
C - Lo so ma se non finisco qua andiamo avanti fino alla notte dei tempi.
P - Sono d'accordo con te, vai pure.
C - Avanti fino alla notte dei tempi?
P - Beh, se vuoi, ma posso farti compagnia fino ad un certo tratto ... poi avrei alcune cose da fare.
C - Che fai sfotti? E meno male che l'intervista è dal mio punto di vista.
P - Mmmhhh.....
C - Che c'è, non ti senti bene?
P - No .... fame!
C - Ma se abbiamo mangiato poco fa!
P - Appunto ... ecco perchè ho ancora fame, il ricordo è troppo vicino.
C - Ah .... allora sarò breve, ok?
P - Va bene, vai pure non preoccuparti.
C - E andiamo allora .... dunque l'idea era una delle tante non realizzate che avevi nel cassetto, me la mandasti tra una mail e l'altra ed io te la rimandai con qualche variante che mi era venuta sul momento.
P - Sì, esatto.
C - Poi tu il giorno dopo mi telefonasti dicendomi se me la sentivo di proseguire il progetto a quattro mani, ricordi?
P - Sì, sì, mi ricordo.
C - A gennaio feci il mio primo volo aereo Roma-Stoccolma e ti raggiunsi ed in due giorni buttammo giù il soggetto del primo episodio e le idee di base per i successivi ... e si cominciò da subito a scrivere.
P - Era buona la pasta al tonno che ci preparammo.
C - Ma pensi solo a mangiare ... comunque hai ragione proprio buona, e ci mettemmo anche una scatola di pelati ... anzi no era polpa di pomodoro se non ricordo male.
P - Sì era proprio quella, alla prima occasione dobbiamo rifarla.
C - Eh sì, quando si parla di mangiare mi trovi sempre favorevole.
P - (nessun commento e mano destra a massaggiare lo stomaco).
C - (nessun commento e mano sinistra a massaggiare lo stomaco).
P - Hai già finito?
C - Eh? ... No, no, chiudo subito che è venuta fame anche a me.
P - Ok.
C - Allora per farla breve il primo l'abbiamo già scritto ed il secondo è sulla buona strada, ed intanto si è aggiunta qualche altra idea, previsioni?
P - Mah l'estate è ormai finita quindi non è che ci si deve aspettare chissacchè dal tempo.
C - Che fai sfotti un'altra volta.
P - Ma se mi hai chiesto tu le previsioni?
C - Ecco ... appunto ... sarà la fame ... vabbeh, allora penso che posso chiudere per tutti e due dicendo che la cosa più bella è credere sempre in quel che si fa e se questo viene da comuni passioni è difficile che venga male.
P - Beh, hai detto tutto bene, allora potevi farla da solo l'intervista.
C - E perchè? Secondo te che ho fatto? Vabbeh, dai andiamo a mangiare che mi è venuta nuovamente fame.
P - Ok, ma mi sa che la polpa di pomodoro è finita.
C - Mmmhhh ... c'è l'hai la passata?
P - Sì quella quanta ne vuoi.
C - Allora stiamo a posto ... vai col tango e buon appetito a tutti!