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Wanted - "The Public Enemy" - Ricercato "Nemico pubblico"

Wanted - "The Public Enemy" - Ricercato "Nemico pubblico"
Perchè vale la pena vivere? Per vedere il Sole e la Luna che si alternano ogni giorno, trovando il tempo di leggere nel frattempo il romanzo od il fumetto che più ci piace.

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I racconti di Valeria - Un amore ritrovato (parte prima)



Il Giornale di Siracusa non portava grandi novità. Piani di avanzamento politici, detenzione di droga in piccoli appartamenti siti in zone poco raccomandabili, le classifiche di calcio, e l’oroscopo:
'Mai creduto a simili fandonie!'.
Mi avviai dietro il bancone e lasciai qualche copia del giornale sui tavolini, disponendoli nel miglior modo possibile. La macchina del caffè era già accesa, così come quella delle granite.
- Buon giorno! – salutò stringendomi la mano.
- Anche a te. Dimmi, mio buon amico.
- Un caffè e un cornetto.
- Arriva!
Avevo ereditato il bar da mio padre, ancor prima apparteneva al nonno. Conoscevo ogni graffio nel bancone, ogni crepa sul soffitto, ogni cigolio della saracinesca. Era parte di me, e io di esso.
Servii quanto richiesto, discutendo con Pino del più e del meno, quando vidi entrare una donna. Indossava un elegante tailleur che ne esaltava la figura a ogni passo. Silenziosa, occupò uno sgabello. Pareva un gioiello, nel mio bar, modesto.
Non lasciai che aspettasse più del dovuto - Che cosa posso servirle?
- Un caffè – rispose con voce aggraziata. Tolse gli occhiali e non potei far a meno di osservarne il viso. Mi trovavo davanti a una bambola in porcellana.
- Qualcosa non va?
- Nulla – disposi il piattino sul bancone.
- Sono ricordi preziosi? - indicò le foto che avevo alle spalle.
Risalivano a quarant’anni addietro. Tenevo molto a ognuna di loro. Le avevo incorniciate per evitare che il tempo le deturpasse.
- Lo sono signorina – dissi - Questi erano i miei genitori.
- Oh, mi dispiace – notò l’uso del verbo al passato - una grave perdita.
- Erano persone umili. Mio padre teneva molto a questo bar.
- Dev’essere stato fiero che il figlio avesse la stessa passione. Accennò un sorriso, affettuoso - E la fotografia accanto, chi ritrae?
- Io da bambino con altre piccole pesti. Ne combinavamo a bizzeffe insieme, e non ne avevamo mai abbastanza.
- Li vede ancora?
- Giuseppe vive a Milano, ha moglie e figlio. Ogni tanto scende in Sicilia, e viene a trovarmi. Marco, adorava i dolci e a oggi non è cambiato. Vive a Palermo, dove gestisce una pasticceria.
- Vedo una signorina nel vostro gruppo, o sbaglio?
- Oh, questa è la mia preferita. Si chiama Maria Elena. Non rida adesso, ma, è stato il mio unico vero amore.
- Mi parli di lei - poggiò il gomito sul bancone e si fece più attenta.
- Be’, aveva degli straordinari occhi, smeraldo, proprio come i suoi. Riccioli castani che le cadevano lungo la schiena. Era bellissima. Questa foto risale a quando avevamo dieci anni, non ne possiedo altre.
- L’ho turbata? - si preoccupò - non era mia intenzione.
- E’ strano. Non ne parlo mai con nessuno, ma lei, mi fa’ venir voglia di narrare.
- Lo faccia dunque. A volte aprirsi con qualcuno può essere liberatorio, anche se si tratta di una sconosciuta.
Riuscì a essere persuasiva così, continuai il mio racconto. - Suo padre fece carriera nel settore bancario. Lasciarono Siracusa per trasferirsi al Centro, con esattezza nella Capitale. Ogni estate, però, venivano a trovare i parenti e potevamo vederci di nascosto.
- Di nascosto?
- La nostra relazione non era vista di buon occhio. Per l’unica figlia sognava un futuro migliore, in altre parole, convolare a nozze con un buon partito. Io, non avevo nulla da offrire squattrinato com’ero. Non che ora stia meglio, ma lavoro con onestà come mio padre ha insegnato. Ci amavamo alla follia. Ogni suo bacio mi toglieva il fiato, e ogni sua carezza mi faceva girar la testa. Un giorno suo padre seppe dei nostri appuntamenti. Ci sorprese nelle braccia l’uno dell’altra. Adirato da non voler sentire ragione, la trascinò con la forza. Non potei più rivederla.
- Dev’essere stato difficile – volse uno sguardo comprensivo.
- Non immagina quanto.
- Salvatore! Due caffè! – ordinò un cliente al tavolo.
- Arrivo subito – le dissi, allontanandomi solo per pochi istanti.
Quando feci ritorno, era sparita. Lo sgabello vuoto. Sul bancone, una banconota da cinque euro. Mi guardai attorno alla sua ricerca concludendo che aveva molta fretta. (CONTINUA)
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1 commenti:

Salvo figura. ha detto...

Un bar di Siracusa, diventa uno scrigno pieno di sentimenti, di lacrime, di amori. Leggetelo e commuovetevi un po' con me.
Salvo

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L'intervista semiseria

"A proposito di Maximilian ... dialogo intervistato ai due autori ... raccontato da uno dei due"
Cecco (Francesco Martino) - Correva l'anno ....
Peppe (Giuseppe Cristiano) - Che fai parli al passato?
C - No, era per creare l'enfasi.
P - Meglio di no, guarda, noi scrittori del genere fantastico passiamo già per mezzi paranoici, prova un'altro inizio.
C - Vabbeh .... allora ..... una sera di dicembre dello scorso anno ....
P - Ecco, vedi! Così va già bene.
C - Oh che bello ... allora ... dov'ero rimasto ... ah, sì, dicembre dello scorso anno ....
P - L'hai già detto questo ...
C - Lo so ma se non finisco qua andiamo avanti fino alla notte dei tempi.
P - Sono d'accordo con te, vai pure.
C - Avanti fino alla notte dei tempi?
P - Beh, se vuoi, ma posso farti compagnia fino ad un certo tratto ... poi avrei alcune cose da fare.
C - Che fai sfotti? E meno male che l'intervista è dal mio punto di vista.
P - Mmmhhh.....
C - Che c'è, non ti senti bene?
P - No .... fame!
C - Ma se abbiamo mangiato poco fa!
P - Appunto ... ecco perchè ho ancora fame, il ricordo è troppo vicino.
C - Ah .... allora sarò breve, ok?
P - Va bene, vai pure non preoccuparti.
C - E andiamo allora .... dunque l'idea era una delle tante non realizzate che avevi nel cassetto, me la mandasti tra una mail e l'altra ed io te la rimandai con qualche variante che mi era venuta sul momento.
P - Sì, esatto.
C - Poi tu il giorno dopo mi telefonasti dicendomi se me la sentivo di proseguire il progetto a quattro mani, ricordi?
P - Sì, sì, mi ricordo.
C - A gennaio feci il mio primo volo aereo Roma-Stoccolma e ti raggiunsi ed in due giorni buttammo giù il soggetto del primo episodio e le idee di base per i successivi ... e si cominciò da subito a scrivere.
P - Era buona la pasta al tonno che ci preparammo.
C - Ma pensi solo a mangiare ... comunque hai ragione proprio buona, e ci mettemmo anche una scatola di pelati ... anzi no era polpa di pomodoro se non ricordo male.
P - Sì era proprio quella, alla prima occasione dobbiamo rifarla.
C - Eh sì, quando si parla di mangiare mi trovi sempre favorevole.
P - (nessun commento e mano destra a massaggiare lo stomaco).
C - (nessun commento e mano sinistra a massaggiare lo stomaco).
P - Hai già finito?
C - Eh? ... No, no, chiudo subito che è venuta fame anche a me.
P - Ok.
C - Allora per farla breve il primo l'abbiamo già scritto ed il secondo è sulla buona strada, ed intanto si è aggiunta qualche altra idea, previsioni?
P - Mah l'estate è ormai finita quindi non è che ci si deve aspettare chissacchè dal tempo.
C - Che fai sfotti un'altra volta.
P - Ma se mi hai chiesto tu le previsioni?
C - Ecco ... appunto ... sarà la fame ... vabbeh, allora penso che posso chiudere per tutti e due dicendo che la cosa più bella è credere sempre in quel che si fa e se questo viene da comuni passioni è difficile che venga male.
P - Beh, hai detto tutto bene, allora potevi farla da solo l'intervista.
C - E perchè? Secondo te che ho fatto? Vabbeh, dai andiamo a mangiare che mi è venuta nuovamente fame.
P - Ok, ma mi sa che la polpa di pomodoro è finita.
C - Mmmhhh ... c'è l'hai la passata?
P - Sì quella quanta ne vuoi.
C - Allora stiamo a posto ... vai col tango e buon appetito a tutti!