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La motoserranda

La motoserranda
Stralcio da: “Note organotroniche dalla Galassia TF-8.
(© Natale Figura)

Quel lunedì mattina del 18 ottobre 2157 era cominciato proprio sotto infausti presagi, senza considerare le navi sconosciute che si erano affacciate all’immaginaria linea di demarcazione del nostro IV Settore Galattico di cui Rodion è il pianeta di governo...
L’oroscopo, in fondo al minigiornale ciclico TV che ero solito ascoltare alle 6,30 del mattino, facendolo sorbire controvoglia a mia moglie che, santa donna, non me lo rinfacciava mai di giorno feriale, mi aveva avvertito: “Sagittario: giornata infausta per le transazioni economico-finanziarie”.
Beh, non è che io credessi poi tanto a quelle frasi fatte, ma un certo senso di disagio me l’aveva tirato addosso. E così, dopo aver fatto una ionidoccia, mentre arraffavo ancora assonnato la mia tuta da lavoro in neo-pirellene azzurra con le sue dodici tasche a chiusura ermetica (sono Ingegnere Elettromedicale), per indossarla a pelle, decisi di far sollevare la serranda motorizzata della camera da letto, anche per sbirciare il cielo fuori dal finestrone (come faccio sempre).
Con voce stentorea e volume elevato (il sistema è purtroppo vecchiotto e ‘sordastro’…) proferii il comando predefinito: “Serranda su”.
In fondo su e giù, mi aveva detto il Ovlas, il Tecnico Creiafes che l’aveva montata otto anni prima, erano i comandi che quel tipo di motorizzazione accettava senza difficoltà.
Con un cigolio che ormai sentivo da diverse mattine la motoserranda incominciò a sollevarsi nelle sue guide lubrificate ed era quasi giunta a trequarti della sua corsa quando con un secco sinistro rumore metallico si spezzò in entrambi gli anelli che univano due stecche contigue: la parte inferiore precipitò con rombo di tuono nella posizione primitiva ‘giù’, mentre la parte superiore continuò a sollevarsi ‘su’ con uno stridulo sferragliamento, proseguendo all’infinito ad avvolgersi su se stessa.
Pur sopraffatto dal rumoraccio infernale ebbi la prontezza di spirito, che contraddistingue tutti noi Ingegneri Elettromedicali, di ordinare “Serranda, STOP”, e così almeno per il momento tornò un salutare silenzio.
Il TG ciclico del mattino, intanto, giunto nuovamente alla sezione ‘Oroscopo’, mostrava la perfida Annunciatrice Avatar con un sorriso a tutti denti che ripeteva a mio dileggio la solita frase di prima: “Sagittario: giornata infausta per le transazioni economico-finanziarie”. L’avrei web-strozzata, se fosse servito a qualcosa…
Mia moglie, svegliata di soprassalto, dalla sua camera adiacente alla mia venne a rendersi conto del perché stavo proferendo frasi ingiuriose alla motoserranda (che non poteva capirle), all’Annunciatrice (che non poteva sentirle) ed al Tecnico che l’aveva montata, che le avrebbe di certo sentite e capite al volo perché le avevo espresse in purissimo vernacolo.
Pareva ‘divertita’ della situazione e, come sempre, aveva pronta una soluzione del problema: “Chiamiamo l’IRPLaD – disse – l’Intervento Rapido per i Piccoli Lavori Domestici, vedrai che risolveremo tutto in quattro-e-quattr’otto”. E rivolta al videfon aggiunse decisa: “VuEffe chiama IRPLaD”.
Dopo nemmeno sette squilli rispose una voce argentina e musicale: “La nostra forza è l’efficienza, za-zà... – cantò la musichetta iniziale – IRPLaD, salve sono Ocram, come posso aiutarvi?
Miracolo! – pensai – alle sette del mattino c’è già qualcuno al lavoro… e di lunedì poi…’ – e a voce alta dissi con una punta di nervosismo: “Salve, Ocram, sono Lin Furagi e abbiamo bisogno di un vostro intervento rapido per una motoserranda che fa i capricci. Anzi a dire il vero per ‘due’ parti di motoserranda che hanno deciso improvvisamente di separarsi… Può mandare qualcuno? Abito in via ****** numero ** scala A, terzo piano, interno 8”.
Nessun problema, un nostro Tecnico sarà da lei in quindici minutiLa nostra forza è l’efficienza, za-zà...” (completò la sua frase la solita musichetta).
Sei sicura che abbiamo fatto bene? – dissi rivolto a mia moglie che pareva soddisfatta come un gattone sazio – chissà quanto pretenderanno questi Tecnici dell’intervento rapido…, non era meglio chiamare il solito vecchio Tecnico Creiafes che l’ha montata a suo tempo?
Ma dai…, – mi disse sorridendo – bisogna essere al corrente coi tempi… e questi aggeggi elettromeccanici oggi non sanno più ripararli se non con le nuove tecniche. Vedrai, caro, andrà tutto bene. Al massimo ci potrà costare un venti per cento in più per la chiamata d’urgenza…”.
Ora, non è per la piccola spesa in più che mi preoccupavo, ma per il fatto che mi aveva chiamato ‘caro’ con un’evidenza sospetta; ci sentivo una piccola punta d’ironia, quasi avesse voluto dirmi: ‘ma come, caro, sei Ingegnere e non sai risolvere queste minutaglie di problemucci casalinghi… Ehhh, se non ci fossi IO…’. Lo so che è fatta così, ma lascio perdere… anche perché invero mi intendo più di ‘sanità’ che di ‘meccanica’.
Tempo quindici minuti e la porta d’ingresso annunciò, come l’avevo programmata:
Visitatore…zum, visitatore…zum, visit…”.
Ho sentito, basta così” risposi azzittendola e poi ordinai “Fai entrare”.
Il visitatore, che si presentò come Tecnico IRPLaD, era un Forgano delle Colonie di Sud-Est con un aspetto commendatoriale: pancetta pronunciata e spalle cascanti. La sua proboscide nasale appena più lunga del normale gli ballonzolava fino al nodo della cravatta, in parte perciò nascosta, e la sua tuta da lavoro aveva ‘appena’ sei tasche. Dove avesse l’attrezzatura per ripararci la motoserranda solo il suo Dio Quadrupede poteva saperlo.
Entrò strisciando i piedi a spatola e, senza nemmeno salutare, annunciò a titolo di preliminare: “Il diritto di chiamata è di trenta GCG – (Galatto-Crediti-Garantiti) – e va versato comunque, anche se doveste rinunciare al nostro intervento”.
Caspita, – pensai subito – che scoppola…! Io trenta GCG li guadagno in una intera giornata di lavoro in Laboratorio…’ e lanciai uno sguardo a mia moglie, che imperterrita “Venga..., venga in camera di mio marito – gli disse – la motoserranda spezzata è lì”.
Mi aggirò con una certa difficoltà dovuta alla prominenza ventrale e la seguì nella mia camera. Il Forgano osservò con aria saputa i due tronconi di serranda, si immobilizzò facendo a mente i suoi calcoli astrusi e pontificò: “Si è spezzata in due! – mostrando notevoli capacità deduttive e di sintesi – La riparazione è piuttosto difficoltosa e non ritengo che possa essere effettuata in loco. Dovrò chiamare la Squadra Demolizioni e far trasportare tutto il sistema presso i nostri Laboratori, dove i nostri Ingegneri Meccanici provvederanno alla riparazione, all’incirca in sei giorni lavorativi. Quando avranno fatto, la nostra Squadra Ricostruzioni la ripristinerà al suo posto. Il tutto le verrà a costare, con lo sconto quale Primo-Cliente-del-Lunedì, tra i trecento ed i trecento cinquanta GCG, comprendenti anche il diritto di chiamata che le ho già detto”. Alla faccia dello sconto… era un’enormità. L’avevo pagata a suo tempo 95 GCG e con la somma richiesta avrei potuto oggi ricomperarla nuova, o quasi…, altro che usata e riparata. Guardai mia moglie che era sbiancata in volto e le feci un cenno di diniego. Era troppo esoso. Quasi avrei preferito lasciarla così quella motoserranda, tanto più che attraverso lo squarcio intravedevo ‘anche’ un pezzo di cielo limpido e luminoso, come avevano previsto ‘esattamente’, una volta tanto, i meteorologi del TG ciclico.
Ci sembra un prezzo altino…”, alitò mia moglie al Tecnico-Commendatore il quale non si scompose più di tanto ed anzi sentenziò concludendo: “Naturalmente salvo difficoltà tecniche che ora come ora non sono in grado di prevedere…, sa, le parti di ricambio sono di provenienza dagli Asteroidi… La saldatura terrà sicuramente, ma la vetustà del sistema non garantisce che la motoserranda non si rompa nuovamente in altre posizioni… e poi la manodopera rincara a vista d’occhio…”.
Quest’ultima considerazione mi fece decidere e, interpretando anche il pensiero di mia moglie gli dissi: “La ringrazio della sua valutazione e del preventivo che ci ha fatto, ma per il momento preferiamo soprassedere alla riparazione della nostra motoserranda. Ci penseremo su e se decideremo di valerci della vostra organizzazione richiameremo l’IRPLaD” e lo accompagnai verso la porta d’ingresso accomiatandolo, dopo aver versato a malincuore nelle sue rapaci mani a tre dita la somma pattuita di trenta GCG.
Soldi buttati…, – dissi infastidito a mia moglie – ora sentirò Ovlas, il vecchio Tecnico Creiafes, se è ancora in attività, per una riparazione più elementare”.
Io sono per il risparmio e NON sono ‘tirchio’ come qualcuno potrebbe pensare.
Alla videfonata rispose subito una voce tremolante, carica d’anni e di esperienza: “Si, Ingegnere Furagi, mi ricordo di lei… otto anni fa mi fece installare le serrande motorizzate alle finestre della sua casa, scegliendo personalmente un modello superato tecnicamente solo perché costava il trenta per cento in meno di quello organotronico che le avevo proposto io, – ancora se lo ricordava il malnato – cosa posso fare per lei?
Vede, Tecnico Ovlas, è successo un fatto strano, hehehe…, da poco conto, hehehe…, insomma… quella della mia camera si è spezzata in due tronconi ed ora è mezza su e mezza giù. Può fare qualcosa per ripararla? Che non sia troppo costosa, naturalmente (e qui si notava la mia capacità commerciale nelle trattative economiche) ma che mi garantisca la funzionalità ancora per moooooolto tempo. Può venire subito?
Proprio subito, no – rispose con mio dispiacere – ma tra due ore sarò da lei. Ha detto solo che si è spezzata di netto, vero? Proprio come prevedevo… Arrivo”.
Arrivò, altissimo e dinoccolato come me lo ricordavo e sempre più rosso nella pelle squamosa e incartapecorita.
Scrutò il sistema motorizzato, che fremette. Provò i comandi elementari ‘su’ e ‘giu’ e ‘stop’ e la motoserranda a lui obbedì docile.
Fece combaciare i due spezzoni ed estrasse da una delle dieci tasche della sua tuta da lavoro quelli che mi sembrarono due vermi di palude applicandoli al posto degli anelli spezzati. “Stringi” ordinò prima all’uno e poi all’altro dei due ‘vermi’ attraverso uno strumento filiforme che aveva estratto da una tasca posteriore e quelli si infilarono nei fori lasciati vuoti dagli anelli spezzati e si contorsero su se stessi fino a prendere una forma appiattita e solida. “Fusione” ordinò ancora per il tramite dello strumento e quelli arrossati da calore interno si saldarono tenacemente alla struttura esterna della motoserranda completando il processo di riparazione sotto i miei occhi.
Il tutto era durato non più di nove-dieci minuti, quanto tempo cioè occorre a me, nel mio Laboratorio Elettromedicale, per vivisezionare un microsqualoide di Mirto-1 di Antares.
Ero soddisfatto del risultato: sembrava che la motoserranda non si fosse mai rotta. Però ora dovevo pagare… e questo mi atterriva alquanto. Chissà quanto mi avrebbe chiesto il vecchio Creiafes. Gli artigiani, oggi così rari nel nostro sistema solare, sono in genere molto esosi.
Sarebbero trenta GCG – incominciò Ovlas rivolgendosi a mia moglie che aveva assistito in silenzio (cosa rara per lei) – ma siccome siete vecchi clienti ne accetterò soltanto venti.Scommetto che prima che videfonare a me avrete chiamato quelli della IRPLaD, non è così? – era anche veggente? – Quelli sono solo ladri e approfittatori che vogliono un diritto di chiamata di trenta GCG. Poi dopo un po’ di manfrina e lunghe elucubrazioni sparano cifre esorbitanti per una riparazione da niente, terrorizzando il cliente, che rinuncia e poi chiama noi vecchi artigiani”.
E’ andata proprio così – ammise mia moglie, mentre io, al solito, rimanevo in silenzio. Quando parla lei… – però ci avrebbero fatto un lavorone totale, asportando la serranda per ripararla presso i loro laboratori e dopo la loro Squadra Ricostruzioni l’avrebbe rimontata qui completamente rimessa a nuovo…”.
Macchè…, macchè lavorone… – concluse il Tecnico Creiafes agitando vieppiù il coltello nella piaga – quelli, i Forgani, NON AVEVANO ALCUNA VOGLIA di effettuare un lavoro per voi. Quelli non lavorano mai e campano soltanto con gli importi del diritto di chiamata”.


Finalmente un racconto di fantascienza leggero! Ma soprattutto un racconto ironico e divertente. Manuela Cagnoni – nonsoloscrivere.weebly.com

Le liriche di Valeria - Impronte evanescenti



Il bagliore della luna filtrava attraverso la persiana socchiusa, creando un gioco di ombre che, il più delle volte, stuzzicava la mia curiosità.

Andai alla ricerca del suo corpo, avvolgendolo fin dove potevo, nel tepore di un abbraccio. Sentivo il suo cuore, battere all’unisono con il mio e l’odore della pelle di Lui che ricordava il profumo dei fiori appena sbocciati. Mi fermavo a osservarlo di tanto in tanto, ripensando al nostro primo incontro.

Ero sperduta e terrorizzata quando, per un caso del destino, venni salvata. Sedotta dal suo fare affabile, dalla sua impossibilità di sgridarmi, di riprendermi in ciò che sapevo fosse sbagliato. Lui era al centro del mio mondo.

Di rado mi lasciava sola durante il giorno. Quando Lui usciva era per poche ore e al suo ritorno ero sempre pronta a donargli effusioni di piacere al tocco delicato della sua mano; dimostravo il profondo rispetto e la fiducia indissolubile. Il sorriso di Lui mi abbagliava la vista e la voce incantatrice agiva su di me come un richiamo che non potevo ignorare. Lo guardavo incuriosita quando Lui stava seduto, dinanzi a un piccolo schermo. Ne analizzavo ogni movimento: l’eleganza con cui muoveva le dita, le espressioni facciali. ‘Adoravo il suo sorriso’.

Quando il cielo si dipingeva di nero, la pioggia aumentava furiosa e il rumore assordante dei tuoni faceva tremare porte e finestre, Lui mi attirava a sé, sussurrandomi parole rassicuranti. Mi lasciava andare, solo quando credeva che dormissi. Io, invece, ero sempre vigile, attenta a rumori molesti e pronta a difenderlo più di me stessa.

E ci fu il passare dei giorni, dei mesi e delle stagioni. Il tempo trascorreva a una velocità incalcolabile, fino a quando arrivarono giorni solitari. Lui usciva presto la mattina e tornava che era già calato il sole, lasciandomi nello struggente silenzio che avevo tanto odiato. Ero preoccupata. Forse, aveva trovato qualcun’altra a cui dedicare attenzione e affetto. Mi ero trastullata nell’illusione che saremmo rimasti sempre io e lui, lui e io. Provai a stuzzicarlo in cambio di carezze ma non mi avvicinò più al suo petto caldo, baciandomi fino a quando ne avessi voglia.

E fu mattina, una giornata fresca ma serena. La rugiada formatasi sulle tapparelle, il cinguettio festoso degli uccelli e le voci di chi conversava non molto lontano. Diedi il buon giorno, leccando la sua guancia. Nessuna risposta. Forse Lui era troppo stanco. Baciai la fronte, il collo, le orecchie e la bocca, pietra. Non si muoveva, né alitava. Freddo, distaccato, inerme. Il mio amore più grande era privo di vita.

Di tanto in tanto, passo dinanzi quella casa, che era stata nostra. Trasuda dalle pareti amore, felicità, tempo di giochi e di carezze. Sola, vago per strada, il dolore pian piano mi uccide e il mio miagolio straziante si diffonde ovunque.
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L'intervista semiseria

"A proposito di Maximilian ... dialogo intervistato ai due autori ... raccontato da uno dei due"
Cecco (Francesco Martino) - Correva l'anno ....
Peppe (Giuseppe Cristiano) - Che fai parli al passato?
C - No, era per creare l'enfasi.
P - Meglio di no, guarda, noi scrittori del genere fantastico passiamo già per mezzi paranoici, prova un'altro inizio.
C - Vabbeh .... allora ..... una sera di dicembre dello scorso anno ....
P - Ecco, vedi! Così va già bene.
C - Oh che bello ... allora ... dov'ero rimasto ... ah, sì, dicembre dello scorso anno ....
P - L'hai già detto questo ...
C - Lo so ma se non finisco qua andiamo avanti fino alla notte dei tempi.
P - Sono d'accordo con te, vai pure.
C - Avanti fino alla notte dei tempi?
P - Beh, se vuoi, ma posso farti compagnia fino ad un certo tratto ... poi avrei alcune cose da fare.
C - Che fai sfotti? E meno male che l'intervista è dal mio punto di vista.
P - Mmmhhh.....
C - Che c'è, non ti senti bene?
P - No .... fame!
C - Ma se abbiamo mangiato poco fa!
P - Appunto ... ecco perchè ho ancora fame, il ricordo è troppo vicino.
C - Ah .... allora sarò breve, ok?
P - Va bene, vai pure non preoccuparti.
C - E andiamo allora .... dunque l'idea era una delle tante non realizzate che avevi nel cassetto, me la mandasti tra una mail e l'altra ed io te la rimandai con qualche variante che mi era venuta sul momento.
P - Sì, esatto.
C - Poi tu il giorno dopo mi telefonasti dicendomi se me la sentivo di proseguire il progetto a quattro mani, ricordi?
P - Sì, sì, mi ricordo.
C - A gennaio feci il mio primo volo aereo Roma-Stoccolma e ti raggiunsi ed in due giorni buttammo giù il soggetto del primo episodio e le idee di base per i successivi ... e si cominciò da subito a scrivere.
P - Era buona la pasta al tonno che ci preparammo.
C - Ma pensi solo a mangiare ... comunque hai ragione proprio buona, e ci mettemmo anche una scatola di pelati ... anzi no era polpa di pomodoro se non ricordo male.
P - Sì era proprio quella, alla prima occasione dobbiamo rifarla.
C - Eh sì, quando si parla di mangiare mi trovi sempre favorevole.
P - (nessun commento e mano destra a massaggiare lo stomaco).
C - (nessun commento e mano sinistra a massaggiare lo stomaco).
P - Hai già finito?
C - Eh? ... No, no, chiudo subito che è venuta fame anche a me.
P - Ok.
C - Allora per farla breve il primo l'abbiamo già scritto ed il secondo è sulla buona strada, ed intanto si è aggiunta qualche altra idea, previsioni?
P - Mah l'estate è ormai finita quindi non è che ci si deve aspettare chissacchè dal tempo.
C - Che fai sfotti un'altra volta.
P - Ma se mi hai chiesto tu le previsioni?
C - Ecco ... appunto ... sarà la fame ... vabbeh, allora penso che posso chiudere per tutti e due dicendo che la cosa più bella è credere sempre in quel che si fa e se questo viene da comuni passioni è difficile che venga male.
P - Beh, hai detto tutto bene, allora potevi farla da solo l'intervista.
C - E perchè? Secondo te che ho fatto? Vabbeh, dai andiamo a mangiare che mi è venuta nuovamente fame.
P - Ok, ma mi sa che la polpa di pomodoro è finita.
C - Mmmhhh ... c'è l'hai la passata?
P - Sì quella quanta ne vuoi.
C - Allora stiamo a posto ... vai col tango e buon appetito a tutti!