TUTTE LE FESTE PORTA VIA di Francesco Martino
Sono inerme, steso a terra sanguinante per i tagli al volto, alle braccia e al torace, a un passo dalla morte. Eppure, invece di rivedere in un flash la mia esistenza, l'immagine che si forma nei miei pensieri è il volto della medium, mezza decrepita ma con sorriso smagliante da far invidia a una diva del cinema, che mi hanno affiancato in centrale per la soluzione del caso del serial killer natalizio che qualche giornalista idiota aveva soprannominato Babbo Mannaia.
Beh… uno che fa a pezzi tutte le sue vittime come avrebbe dovuto chiamarsi? L'Affettatore Natalizio?
Nonostante il mio scetticismo, quella tizia dall’età indefinibile era riuscita in pochi giorni ad individuare, lo sa lei come, il luogo dove era segregata l’ultima vittima.
La sorpresa che mi aspettava una volta fatta irruzione in quell'appartamento all'ultimo piano fu ritrovarmi sulla scena dell'ultimo delitto, con la povera vittima ormai agonizzante legata e imbavagliata su una sedia al centro dello stanzone.
Quel che era peggio però ancora dovevo vederlo.
Colui che si girò verso di me, il killer, era il mio collega Frank col quale avevo lavorato fianco a fianco negli ultimi quindici anni.
Forse per questo ero stato preso alla sprovvista e sopraffatto come un pivello un istante dopo.
E ora le parti si erano invertite.
Io ai suoi piedi pesto e sanguinante, lui pronto a sferrare il colpo decisivo.
Dalla bocca impastata di sangue e saliva non mi esce un solo commento e lui tantomeno si è sprecato in spiegazioni.
Lucido e silenzioso, si erge sopra di me col braccio alzato ormai pronto a calare la mannaia un'ultima volta quando, anche se siamo in un capannone chiuso, ci investe una violentissima ed improvvisa corrente d’aria fredda che mi attraversa anche le ossa.
Sulla scena compare una sagoma indistinta che dall’alto piomba sulle sue spalle travolgendolo.
In meno di un secondo le mie palpebre annebbiate dal sangue lo vedono svolazzare dapprima verso l’alto, per poi ricadere pesantemente a terra, un paio di metri più in là, in una posa scomposta.
Attorno al suo corpo prende ad allargarsi pozza di sangue che cola copiosamente dalla testa spaccata in due da un preciso colpo della mannaia che brandiva poco prima su di me.
Quel che i miei occhi vedono nell'immediato, la ragione rifiuta d'intendere.
Sospesa a mezz’aria volteggia su una specie di grossa ramazza una figura che ha un che di familiare.
Pur non riuscendole a scorgere il volto sotto il cappellaccio, per un breve momento, i riflessi della luna dal finestrone alle sue spalle illuminano l'oscurità mostrandomi un sorriso che mi stupisco a riconoscere.
Puoi dirti fortunato giovanotto – mi dice la voce gentile della medium - potrai raccontare che il vecchio detto della befana che tutte le feste porta via, stavolta oltre al bello delle feste ha portato via anche il brutto.
E dopo quell’ultima parola perdo i sensi!