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I RACCONTI DI SALVO - IL QUARTO SEGRETO

IL QUARTO SEGRETO
di Salvo Andrea Figura

“Signori Presidenti, Signori Scienziati, Signori Ambasciatori, la nostra Diplomazia si è mossa molto velocemente e con grande riservatezza perché l’annuncio che Sua Santità vorrà darvi, è di quelli che non ammettono alcun tipo di fuga di notizie, o clamori”.
La grandissima Aula Paolo VI, in Vaticano, chiamata anche Sala Nervi, occupata per meno di un terzo della sua capienza, era silenziosissima come forse mai era stata nei suoi oltre trent’anni di vita. Davanti alla scultura bronzea della Risurrezione, di Fazzini, il Segretario di Stato della Città Pontificia aveva attirato su di sé gli sguardi e le attenzioni di tutti i presenti; oltre duemila rappresentanti di tutti gli Stati del mondo e tutti i Presidenti delle più importanti industrie chimico-farmaceutiche del Pianeta. Nessuna emittente era presente, nessun giornalista era in sala, l’incontro col Pontefice era riservatissimo e i controlli erano stati rigorosissimi. Qualcuno dei presenti aveva confidato al suo vicino che forse si temeva un’infiltrazione di Al Qaeda o peggio un attentato. Controllo delle impronte digitali, di quelle corneali e del DNA di ognuno dei presenti, avevano completato la cheek list per l’ammissione in sala. “Voi tutti sapete – riprese il Segretario di Stato – quanto Sua Santità abbia a cuore la salute e il benessere dell’umanità. La povertà, la fame, le malattie, la discriminazione razziale, sono le preoccupazioni maggiori che da sempre angustiano il nostro Santo Padre, che per ciò vi ha convocati qui in grandissimo segreto”. Ci fu un brusio molto evidente nella sala. Ognuno dei convenuti, si rivolse al suo vicino sussurrando qualcosa. Qualcuno espresse con una mimica fin troppo evidente, il disagio ed il fastidio che lo invadeva in quel momento. “Siamo stati convocati – disse il Delegato francese al suo Ambasciatore – per ascoltare una morale oramai superata e desueta? O per cos’altro?”. Il Relatore si accorse dell’imbarazzo che serpeggiava in sala e riprese il suo discorso, da vecchio politico consumato, alzando di diversi decibel il tono e il volume del suo discorso: “Sarà forse meglio che Sua Santità in persona vi illustri il grandissimo evento che sta per verificarsi nel mondo, un evento al cui confronto le più grandi invenzioni, le più grandi scoperte, le più incredibili rivelazioni… impallidiranno…”. “Sarà possibile porre subito delle domande?”, lo interruppe bruscamente un Ambasciatore che parlò prima ancora di aver alzato la mano per chiedere permesso. “Sarà possibile, Signor Ambasciatore russo, ma solamente dopo che il Pontefice vi avrà illustrato l’evento … mirabile cui stavo accennando. Io non ho titolo per anticiparvi nulla, dunque è al Papa che dovrete dopo esporre le vostre argomentazioni. L’unica cosa che posso anticiparvi consiste in una domanda. Semplice, banale forse, che vi farà sobbalzare oppure solamente infastidire. Ai rappresentanti non cattolici e non cristiani, ma di tutte le altre fedi del mondo, forse la domanda parrà provocatoria o fuori luogo, ma vi prego Signori, vi prego di credere che tutto, rientra in un piano preordinato, concordato tra il Santo Padre e la Segreteria Vaticana, affinché la domanda che vi porrò adesso e quanto il Papa vi rivelerà dopo, non turbino le coscienze di nessuno di voi, né la fede, né le credenze o le convinzioni teologiche o atee di alcuno. Mi rendo conto che sto girando intorno all’argomento come una falena intorno al lume – i traduttori simultanei dei paesi artici avevano qualche difficoltà nel convertire in parole comprensibili ai loro ascoltatori la metafora dell’alto prelato – ma vi confesso che mai prima, nei trent’anni in cui svolgo questo ruolo, avevo avuto le stesse difficoltà di espressione. Ecco dunque la domanda, cui non dovrete rispondere a voce alta, ma nemmeno per iscritto… in nessun modo. E’ una domanda che servirà solamente da introduzione al discorso del Pontefice. Conoscete i tre segreti di Fatima?”. Come se le premesse poste prima dal Segretario Vaticano fossero cadute nel vuoto, si alzò, questa volta, un boato dalla sala Nervi. Qualcuno si alzò in piedi, qualcun altro si tolse la cuffia della traduzione... furono tutti dei gesti che allertarono immediatamente la Sicurezza. Alcuni uomini, dall’aspetto elegante ma deciso, sbucarono dal nulla e si posizionarono nei pressi dei gruppi che parevano più esagitati. Il clamore iniziò a montare e solamente al quinto o sesto richiamo del Relatore, tornò la calma in sala. La situazione era surreale. Da un momento all’altro sarebbe entrato in sala il Pontefice e c’erano ancora delle piccole sacche di malcontento cosicché il Segretario di Stato dovette ricorrere questa volta al campanello per ottenere il silenzio. L’Ambasciatore degli Emirati Arabi e quello della Cina alzarono quasi contemporaneamente la mano chiedendo la parola. Più che alzarla, in verità, dovettero agitarla più volte per ottenere l’attenzione del relatore. La parola fu ceduta all’Arabo: “Sua Eminenza, Signori Ambasciatori, Signori Scienziati, oltre due anni fa la Diplomazia Vaticana si mosse in maniera assolutamente discreta e segreta, convocando qui a Roma in quest’aula, le Diplomazie di tutto il mondo. Ci fu detto che il Pontefice aveva da annunciare a noi delle cose di estrema urgenza ed importanza, vitali per la sopravvivenza del genere umano. Non ci fu anticipato alcunché e davanti alle nostre giustificate titubanze ed in certi casi, resistenze nell’accettare l’invito cosi … al buio, ci fu spiegato, anzi ci pregarono di aderire alla richiesta senza chiedere nient’altro. Avemmo la garanzia del Pontefice ché non si sarebbe toccato alcun argomento che riguardasse la fede o la religione. In questa sala si trovano i delegati degli Stati e quindi anche delle religioni che costellano il nostro Pianeta. Ogni accenno, sia pur minimo, ogni riferimento, dico meglio, a fatti inerenti alla religione cattolica o a qualunque altra fede, sarebbe stato evitato, proprio per non urtare la suscettibilità di chi ha una fede diversa o di chi non ne ha nessuna o di chi ha fede solo nella scienza galileiana”. Un grande mormorio di approvazione riecheggiò per l’Aula ma terminò all’istante appena l’Arabo riprese: “Adesso invece il Segretario di Stato ci chiede se conosciamo Fatima ed i segreti che la Madonna, a dire della religione cattolica, avrebbe rivelato. Mi permetto di protestare vivamente! Questo è un affronto che noi di fede Islamica non possiamo accettare e con noi credo anche tutti gli stati islamici del mondo. Pure i buddisti, gli induisti, gli scintoisti, persino i cristiani ortodossi o la Chiesa Anglicana che in questo momento è la più vicina a quella cattolica, possono tollerare un … mi si perdoni il termine … un affronto del genere! La mia delegazione, pertanto, chiede un immediato chiarimento e le scuse ufficiali del Papa Cattolico! Noi abbiamo aderito alla richiesta, alla supplica del Pontefice in quanto Capo di uno Stato Sovrano che la Diplomazia del mio Paese riconosce come tale. Non riconosciamo però il suo ruolo religioso o teologico, guida di una fede e di una religione che disconosciamo ed anzi combattiamo come eretica, infedele e …”, non terminò la frase perché in quel momento, senza essere neppure annunciato, fece il suo ingresso in Aula il giovanissimo Pontefice. Il più giovane Papa che la Storia secolare del papato ricordasse. Studi di Teologia e Filosofia, com’era giusto che fosse, laurea in Scienze Orientali, esperto di Ebraismo e profondissimo conoscitore dell’Islam, sapeva citare a memoria e in Arabo, quasi ogni passo del Corano. Laureato in Medicina, Biologia e Biochimica. Nessuno sapeva come avesse fatto a trovare il tempo per studiare e conseguire quei prestigiosissimi traguardi in età così giovane. Ma era questo il suo curriculum vitae. “Termini pure il suo intervento Signor Ambasciatore e poi torni comodo perché adesso porgerò a tutti le nostre scuse, le mie personali e quelle di tutto lo Stato Vaticano”. L’Ambasciatore arabo ristette zitto e sprofondò nella sua poltrona con lo sguardo quasi ipnotizzato da quella presenza che tutti riconoscevano carismatica e forte. La lucina rossa del suo microfono, acceso, si spense e nella sala calò un silenzio pieno di attesa. Il Papa si avviò a passi veloci verso la cattedra, posò sulla scrivania un grosso fascicolo che aveva portato con sé, fece un cenno a qualcuno in fondo alla Sala Nervi e scese l’oscurità. Si accesero solamente delle lucine di emergenza e quelle dei sentieri luminosi. Un grande schermo calò dall’alto e la luce di un proiettore ad altissima definizione lo illuminò d’argento. Una dopo l’altra iniziarono a scorrere delle slide senza alcuna scritta, dove si vedevano immagini di guerre, morti, bambini magrissimi, pozzi d’acqua prosciugati, deserti, malati, storpi e poi ancora funghi atomici ed infine un fotomontaggio che mostrava l’esplosione apocalittica del Pianeta Terra, il terzo del sistema solare, l’unico abitato da vita intelligente ed animale senziente. Una languida musica di violino, accompagnato da un pianoforte, faceva da commento a quelle foto toccanti. La Sala Paolo VI pareva un deserto più muto e silenzioso di quello proiettato poco prima. Si riaccesero le luci nella grande sala ma con un’intensità minore. Il Pontefice prese la parola, si espresse nella sua lingua natale e i traduttori dopo una piccola impasse iniziarono il loro lavoro: “Signori, amici, permettetemi di chiamarvi così. Avrei voluto adoperare la locuzione ma so che diversi tra voi non avrebbero accettato questo termine. Amici, invece, presumo che possa essere più assimilabile da tutti”. Un sommesso brusìo di approvazione riecheggiò nel silenzio dell’Aula: “Mi scuso ancora con tutti per il fraintendimento di prima. Ho ascoltato con attenzione il prologo di Monsignor Levado. Era ineccepibile e mi spiace che sia stata percepita solamente la prima parte del discorso. Pregherei dunque tutti fin d’ora di sgomberare ogni categoria di ‘pregiudizio’, ché non è nelle intenzioni nostre né lo sarà per il futuro. Il mondo sta attraversando un momento di grave crisi di valori. La Vita dell’Umanità è minacciata da malattie sempre più frequenti in numero ed intensità. La Medicina e la Scienza stanno usando tutte le armi a loro disposizione e su molte malattie sembrano avere la meglio ma su tante altre ancora si è molto indietro. Ci vorrebbe … ci sarebbe voluto, un momento risolutivo almeno per qualcuna delle malattie che affligge l’umanità, così come fu con la scoperta degli antibiotici. Fino agli anni ’50 del 1900, bastava una banale ferita o una banale bronchite per dire addio a questa vita. Le infezioni batteriche non si sapeva ancora come combatterle. Poi una finestra lasciata sbadatamente aperta, dal dottor Fleming, aprì la via agli antibiotici. L’intuizione del dottor Sabin spazzò via per sempre la terribile poliomielite. Il vaiolo, dai tempi di Jenner è stato sradicato dalla faccia della Terra. Ci vorrebbe adesso qualcosa che allo stesso modo ci potesse far dire ”. Il lungo prologo del Pontefice iniziava a dare sui nervi alla maggior parte dei convenuti, specie al settore ‘scientifico’ aduso al pragmatismo piuttosto che ai lunghi discorsi. Il continuo accavallarsi delle gambe degli scienziati, il dimenarsi nelle pur comodissime poltroncine, erano segni di grande insofferenza ed il Papa, grande psicologo, tra le altre qualità possedute, lo notò subito. “Il Cardinale Levado, poco fa, vi ha fatto cenno sui tre segreti di Fatima e non lo ha fatto a caso. Anzi, si dà proprio il caso … scusate il gioco di parole, che mai null’altro fu più in tema del mio annuncio di questa sera. Voglio però tranquillizzare tutti, specie i non cattolici, che quanto starò per dirvi, anche se intimamente legato a Fatima ed alla Signora di quel paesino, non ha alcunché di … miracoloso o di divino. Tutt’altro! E’ un riconoscimento delle enormi capacità del genio umano che però, a volte, come nei giochi dei bambini molto piccoli, non riesce a vedere ciò che ha sotto gli occhi ed infila i cerchi nei quadrati o i triangoli nei cerchi. Spesso la soluzione di tutti i nostri problemi l’abbiamo sotto gli occhi ma … non riusciamo a vederla. Siamo come accecati dal bagliore del sole e non vediamo ciò che è bianco e splendente. Fece un secondo cenno, si riabbassò la luce nella sala, si riaccesero i sentieri luminosi ed il proiettore HD sparò il suo fascio luminoso sullo schermo. Ciò che apparve fece esplodere un grande di stupore in tutti i convenuti. Si era materializzata sulla schermo una banalissima molecola chimica. Con la sua bella formula bruta, poi la formula di struttura ed infine il nome in chiaro dato dalla sequenza delle sostanze che la formavano. La sua semplicità era stupefacente. Il minimo indispensabile affinché gli elementi di quella sostanza potessero coesistere tra di loro. “Ma che scherzo è questo?”, profferì a voce alta uno scienziato francese. Il Pontefice non ci fece caso ed invece riprese la parola: “Ecco cari amici, è questo che risolverà i problemi del cancro, per sempre! E sarà solamente opera dell’ingegno dell’Uomo”. Non si riuscì a contare le mani che si sollevarono all’unisono, di coloro che chiesero la parola. Stranamente, però, in assoluto silenzio. La notizia era talmente strabiliante, e data in quel modo e da quella ‘persona’, che o era una beffa colossale oppure un … miracolo universale. Naturalmente gli atei e tutti i non cristiani, si affrettarono a scacciare dalla loro mente la seconda soluzione, come, allo stesso modo, i cattolici e tutti i cristiani, dentro di loro, gridarono al miracolo.
“No Signori – proseguì il Pontefice – non adesso, dopo darò a tutti la parola. Ebbene vengo al dunque e vi avviso che ai tre segreti di Fatima, possiamo aggiungere senza dubbio il quarto segreto, quello della sconfitta dei tumori, di tutti i tumori, di qualunque specie e natura ed a qualunque stadio essi si trovino. E tutto ciò non sarà un miracolo, né un intervento divino, ma sarà merito solamente dell’uomo. Fatima entra in tutto ciò, come il vostro collega d’ufficio c’entra quando cercate gli occhiali e quello vi dice . E’ forse un miracolo questo? E’ soltanto il momento di ‘uno’ che vi ricorda dove cercare quando siete ormai disperati e credete d’aver perso ciò che cercate. Avevate … avevamo sotto gli occhi la soluzione e per decenni e decenni non la vedevamo. Alla fine ‘qualcuno’ si è mosso a pietà, magari avrà sorriso della nostra stupidità e sbadataggine e ci ha avvertiti dove e come cercare. Poco importa che sia stata Fatima, né la Chiesa cattolica ne vuole alcun merito. E se anziché chiamarla Fatima la chiamassimo Allah, o Buddha o Vishnù, sarebbe diverso? E’ la scoperta di tutto il mondo, di tutta l’Umanità. Vedete quella molecola lì sullo schermo? E’ banale vero? Quei legami chimici e fisici così semplici, così fragili, così elementari … eppure sono quelli che permetteranno all’uomo di vincere uno dei mali peggiori che lo affliggono. E vinto quello potrà dedicarsi piano piano anche a tutti gli altri e sconfiggerli. E adesso cedo la parola agli iscritti”. Si sedette, bevve un bicchiere d’acqua e stette ad aspettare. Non fu facile e l’attesa parve eterna ma alla fine un delegato cinese si alzò ed iniziò: “Il mio nome è Lin-Fiù, sono un oncologo cinese, di origine vietnamita e ritengo di essere, nel mio Paese, il maggior referente nel campo dell’oncologia. La notizia che lei ci ha appena dato parrebbe a prima vista una di quelle … kièn … – i traduttori simultanei tradussero , dal vietnamita, e stava per scoppiare un altro putiferio. Il solito campanello riportò la calma e l’oratore riprese, imperterrito – degne di maghi, indovini e ciarlatani. Mi scuso per questi termini, non saprei trovarne di altri. Nessuno, nella comunità scientifica internazionale ha mai sentito che quella … strana, stupida, insulsa e semplice molecola che lei ci ha presentato, possa combattere il cancro. Addirittura millantando che possa farlo in ogni stadio della malattia. E quel legame fisico tra i suoi componenti non può esistere, né in natura, né artificialmente. Per giunta, ma di questo parlerà più compiutamente il mio Ambasciatore, lei ci ha portato la notizia come frutto di un’apparizione della ‘vostra Madonna’. Signor Pontefice, a nome della comunità scientifica internazionale, chiediamo immediatamente le prove di quanto lei ha appena detto oppure una smentita definitiva e quello che parrebbe un incidente diplomatico di portata immane, si risolverà in un’uscita di tutte le delegazioni da quest’Aula e nella promessa di mai più ritornarvi”. Il gelo assoluto, totale, scese nella sala. Il volto del Pontefice esprimeva una grande gioia, quasi che le parole e i toni appena uditi fossero stati un’ovazione ed un sincero e affettuoso plauso al suo discorso anziché un atteggiamento arrogante ai limiti dell’insulto. Cedette allora la parola non all’Ambasciatore cinese, come tutti si aspettavano, ma a quello indiano. Quelli di fede cristiana, gli ortodossi, i calvinisti, i luterani, gli anglicani, erano immobili, forse schierati col Pontefice in quella che pareva essere una nuova crociata al pari di quelle del lontanissimo Medio Evo. “Signor Presidente dello Stato Vaticano – al pari di quello cinese e con modi ancor più severi e poco diplomatici, l’ambasciatore del popolatissimo Stato Indiano, non riconosceva alcun potere di guida religiosa al Papa e lo considerava solamente come capo di Stato – conosciamo bene la fede che lei e la gente che crede nel Suo Dio e nei suoi dei ripone nei cosiddetti miracoli e sappiamo anche dei pellegrinaggi continui che arricchiscono l’animo dei fedeli e le casse dei paesini e della chiesa cattolica. Conosciamo anche il sistema di ‘lucrare le indulgenze’ che ideò Bonifacio VIII per rimpinguare le casse esauste del Vaticano in tempi lontanissimi. Tutto ciò è ben noto a tutti. Gli ultimi pontificati, per fortuna hanno riabilitato e di molto l’immagine mondiale della Chiesa e …”, “Adesso basta!!” Il Pontefice si alzò in piedi con mossa felina, fece oscurare il microfono dell’indiano, gli puntò contro un indice che pareva un laser ad altissima energia, fece un cenno al solito uomo in fondo e nella grande Aula ridiscese il buio tra le proteste del delegato indiano che continuava a parlare dando l’effetto dei “pesci rossi in boccia”. “Le ho tolto la parola perché non è più tempo di chiacchiere, insulti, scuse e perdoni. E’ stato già fatto dai miei predecessori. Adesso è il tempo della gioia, della rivincita, della vittoria. Non sappiamo cosa significhi questo segno ma una cosa è certa: abbiamo un’arma che ucciderà per sempre chi uccideva l’Uomo. Vi prego adesso di togliere i sigilli alle cartelle che vi sono state date all’ingresso e seguirmi nelle brevissime spiegazioni che vi darò sul grande schermo”. Una lunghissima teoria di cifre, dati, istogrammi, diagrammi, ‘torte’, nomi famosi, sconosciuti, e poi date, indici di mortalità, nomi di farmaci, nomi di neoplasie, prese a scorrere nello schermo, sotto il commento tecnico del Pontefice. Il suo ultramoderno palmares scientifico gli consentiva tutto ciò con grande naturalezza. Slide di vetrini numerati mostravano, come in un videogame da guerra, cellule umane aggredite e distrutte dal male e subito dopo le stesse cellule ‘del male’ a loro volta aggredite e distrutte da quella nuova, piccola, insignificante molecola mostrata prima dal Papa. Se non si fosse trattato di vite umane, avrebbe potuto essere un divertente giochino, perché l’animazione con cui erano state prodotte le slide era davvero notevole. Un’ora dopo, l’ultima slide mostrò ancora la molecola ALFA, com’era stata battezzata, che rimase sospesa come uno screen saver nella grande Sala Nervi.
“Perché solo adesso?”. “Il vostro Dio ama giocare con l’Uomo come fosse una cavia? Cos’è quel legame impossibile che tiene unite quelle sostanze così banali?”. “Come spiega questi cinque anni di silenzio in cui gli scienziati del Vaticano hanno condotto i loro esperimenti? E come spiega il silenzio di tutte le migliaia di persone guarite?”. La raffica di domande, senza ordine di iscrizione, a voce alta, quasi sguaiatamente, non turbò affatto la calma perfetta del Pontefice. Il solito cenno, la luce in Sala e le spiegazioni: “Avete osservato, amici, che la nostra limitata sperimentazione, durata però cinque anni,ha sempre dato il cento per cento di risultati positivi, qualunque fosse lo stadio della malattia. I tre parametri T, N, M, in qualunque stadio, venivano abbattuti tutti allo zero, come birilli da bowling. I controlli a distanza sono stati tutti e sempre perfetti. La malattia in tutti i diecimila casi esaminati, è come se non fosse mai esistita. Nessun effetto collaterale di nessun genere. La molecola ALFA è semplicemente perfetta ed è fabbricata dall’Uomo, per l’Uomo. Perché solo ora mi avete chiesto? E’ vero, solo ora il nostro Dio, il vostro Dio, il Dio di tutti, s’è degnato di aprirci gli occhi. Non siamo delle cavie e come ebbe a dire Albert Einstein, . Perché solo ora? Chiedete. Perché solamente adesso abbiamo la tecnologia per assemblare quelle piccole e insignificanti molecole, che altrimenti non starebbero insieme. Perché solo ora è stata scoperta la quinta forza che muove l’universo. Dopo la forza di gravità, quella elettromagnetica, quella nucleare forte e quella debole, solo ora è stata scoperta la forza che rappresenta il legame di quelle sostanze. E’ la forza ‘L’ che nel caso nostro lega le sostanze che formano la molecola ALFA. Nel 1913 Fatima rivelò il segreto ma nessuno, allora capì cosa significasse, né la portata che avrebbe avuto. Svelò che sulla Terra esistevano delle sostanze che avrebbero debellato tutte le neoplasie. Svelò anche la procedura che avrebbe portato alla sintesi della sostanza. Allora però e sino a dieci anni fa pareva una cosa astrusa. Ora è giunto il momento delle prove e noi e voi insieme a noi l’abbiamo ottenute, quelle prove. Il Vaticano purtroppo non ha la tecnologia per una produzione su vasta scala di ALFA, ecco perché ho chiesto, implorato, il vostro aiuto. Le malattie non le manda Dio, sono insite nella natura dell’uomo ma se Vishnù può darci una mano, perché non stringere quella mano? Quello che vi chiediamo adesso è di esaminare tutto il materiale scientifico preparato per voi. Avete due giorni per farlo e tutta la collaborazione dei medici e degli scienziati dello Stato Pontificio, che hanno collaborato alla realizzazione del progetto ALFA. Se ne sarete convinti e lo sarete, vi chiederò, chiederò ai responsabili scientifici delle maggiori industrie farmaceutiche di produrre, GRATIS, ALFA. Nessuno al mondo dovrà lucrare un solo centesimo per questa sostanza che è un miracolo dell’Uomo. Nessun Uomo dovrà più morire per il cancro. Non siamo ancora alla prevenzione, come per i vaccini, siamo però alla vittoria totale sul male. In qualunque fase esso si presenti, ALFA lo riconosce e lo mette fuori uso, per sempre. ”. L’applauso e la risata e tutt’e due insieme, furono travolgenti. Quell’uomo di Chiesa e di Scienza aveva conquistato la platea. Grosse sacche di diffidenza però rimasero. Fu sciolta l’assemblea, i convocati rimasero ed iniziarono a discutere animatamente sulla montagna di materiale che avevano a disposizione. Il Pontefice aveva dato loro due giorni di tempo, occorreva fare in fretta. Nessuno andò a dormire, quella notte, né la successiva. Hostess, Stewart, personale dedicato, fecero i salti mortali per accudire scienziati e diplomatici in ogni loro esigenza. Tutta l’organizzazione era perfetta. Nessuna sbavatura, nessun neo. I due giorni passarono e fu sviscerato ogni recesso più nascosto del progetto ALFA. Tutti rimasero svegli, stravolti dalla fatica ma alla fine, sereni. “Sua Santità – iniziò un oncologo spagnolo, spalleggiato da quello italiano che sprizzava euforia e adrenalina da tutti i pori – in questi due giorni abbiamo studiato ogni virgola della documentazione fornitaci. Mai nella mia lunghissima carriera avevo visto nulla di simile, nell’impostazione e nei risultati. Ci siamo consultati con tutti gli oncologi, i patologi, i biochimici e i farmacologi qui convenuti e siamo giunti alla conclusione che la molecola ALFA, come ha detto lei, è semplicemente e sbalorditivamente perfetta. Ha un meccanismo d’azione semplice ed efficace, nessun effetto collaterale, ma capirà che avremo bisogno anche noi di altrettanto tempo per valutarne gli effetti. Ci aggiorneremo qui tra due anni. Non ce ne occorreranno cinque perché partiremo da assunti già validi. I Presidenti delle più grandi Società Farmaceutiche hanno già dato il loro assenso alla produzione globale, massiccia, velocissima e gratuita per tutto il mondo. Nessun lucro, nessuna speculazione e che Dio, in ogni Sua forma ed espressione, ci aiuti”.
Sei anni dopo, in uno sperduto luogo della Terra, l’ultima cellula tumorale di un carcinoma polmonare veniva distrutta. Le sue metastasi mietute come fieno in maggio. Un altro essere umano si salvava.
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L'intervista semiseria

"A proposito di Maximilian ... dialogo intervistato ai due autori ... raccontato da uno dei due"
Cecco (Francesco Martino) - Correva l'anno ....
Peppe (Giuseppe Cristiano) - Che fai parli al passato?
C - No, era per creare l'enfasi.
P - Meglio di no, guarda, noi scrittori del genere fantastico passiamo già per mezzi paranoici, prova un'altro inizio.
C - Vabbeh .... allora ..... una sera di dicembre dello scorso anno ....
P - Ecco, vedi! Così va già bene.
C - Oh che bello ... allora ... dov'ero rimasto ... ah, sì, dicembre dello scorso anno ....
P - L'hai già detto questo ...
C - Lo so ma se non finisco qua andiamo avanti fino alla notte dei tempi.
P - Sono d'accordo con te, vai pure.
C - Avanti fino alla notte dei tempi?
P - Beh, se vuoi, ma posso farti compagnia fino ad un certo tratto ... poi avrei alcune cose da fare.
C - Che fai sfotti? E meno male che l'intervista è dal mio punto di vista.
P - Mmmhhh.....
C - Che c'è, non ti senti bene?
P - No .... fame!
C - Ma se abbiamo mangiato poco fa!
P - Appunto ... ecco perchè ho ancora fame, il ricordo è troppo vicino.
C - Ah .... allora sarò breve, ok?
P - Va bene, vai pure non preoccuparti.
C - E andiamo allora .... dunque l'idea era una delle tante non realizzate che avevi nel cassetto, me la mandasti tra una mail e l'altra ed io te la rimandai con qualche variante che mi era venuta sul momento.
P - Sì, esatto.
C - Poi tu il giorno dopo mi telefonasti dicendomi se me la sentivo di proseguire il progetto a quattro mani, ricordi?
P - Sì, sì, mi ricordo.
C - A gennaio feci il mio primo volo aereo Roma-Stoccolma e ti raggiunsi ed in due giorni buttammo giù il soggetto del primo episodio e le idee di base per i successivi ... e si cominciò da subito a scrivere.
P - Era buona la pasta al tonno che ci preparammo.
C - Ma pensi solo a mangiare ... comunque hai ragione proprio buona, e ci mettemmo anche una scatola di pelati ... anzi no era polpa di pomodoro se non ricordo male.
P - Sì era proprio quella, alla prima occasione dobbiamo rifarla.
C - Eh sì, quando si parla di mangiare mi trovi sempre favorevole.
P - (nessun commento e mano destra a massaggiare lo stomaco).
C - (nessun commento e mano sinistra a massaggiare lo stomaco).
P - Hai già finito?
C - Eh? ... No, no, chiudo subito che è venuta fame anche a me.
P - Ok.
C - Allora per farla breve il primo l'abbiamo già scritto ed il secondo è sulla buona strada, ed intanto si è aggiunta qualche altra idea, previsioni?
P - Mah l'estate è ormai finita quindi non è che ci si deve aspettare chissacchè dal tempo.
C - Che fai sfotti un'altra volta.
P - Ma se mi hai chiesto tu le previsioni?
C - Ecco ... appunto ... sarà la fame ... vabbeh, allora penso che posso chiudere per tutti e due dicendo che la cosa più bella è credere sempre in quel che si fa e se questo viene da comuni passioni è difficile che venga male.
P - Beh, hai detto tutto bene, allora potevi farla da solo l'intervista.
C - E perchè? Secondo te che ho fatto? Vabbeh, dai andiamo a mangiare che mi è venuta nuovamente fame.
P - Ok, ma mi sa che la polpa di pomodoro è finita.
C - Mmmhhh ... c'è l'hai la passata?
P - Sì quella quanta ne vuoi.
C - Allora stiamo a posto ... vai col tango e buon appetito a tutti!