Racconto di Natale Figura.
MIGRANTE CLANDESTINO
Dal volume di prossima pubblicazione "Schegge di Fantascienza"
di ITALIANFANTASTICBOOKS.
Il vecchio Astrocargo stracarico di larve umane e atavica sofferenza arrancava nello spazio diretto alla sua meta ormai vicina.
Erano passati sei interminabili giorni galattici standard da quando si era imbarcato, povero di crediti ma carico di speranze per un futuro migliore.
Aveva lasciato la sua terra piena di gente ingrata, cattiva, turbolenta e senza lavoro, nella speranza di raggiungere quel vicino Pianeta dove i sogni potevano divenire realtà.
Tutti lo avevano aiutato e incoraggiato a partire.
«Vedrai – gli avevano detto – dove andrai troverai pane e lavoro e giustizia e fratellanza».
Ancora doveva arrivare e già sognava che avrebbe fatto venire anche sua moglie e i suoi figli che, piangendo, lo avevano abbracciato a lungo.
«Coraggio bambini – aveva sussurrato loro tra i capelli ricciuti – papà va a trovare un nuovo mondo pieno di ricchezze e di tante cose buone e presto vi chiamerà a stare tutti insieme in quel Pianeta fertile e benedetto dallo Spirito Galattico».
Li aveva guardati dal piccolo Astrocargo che s’innalzava nel cielo, abbracciati alla sua sposa che, affranta, col braccio alzato, lo salutava. Seria, senza piangere.
La traversata era dura, così stipati, e i milioni di chilometri passavano lenti. Per fortuna non avevano incontrato tempeste solari. Anche loro, altrimenti, sarebbero periti lungo la rotta, come già successo ad altri.
Ed ecco finalmente laggiù, tanto vicino da toccarlo, ma ancora così lontano, un globo azzurrino, evanescente come un miraggio: la Terra promessa.
Tutti volevano vedere, festanti; tutti si agitavano scomposti nell’Astrocargo, gremiti intorno ai decrepiti videfon.
Lo scafista urlò in quel suo galattico ostile, li minacciò col fotofusore e il breve tumulto si acquietò.
Adesso lui, migrante clandestino come tanti lì dentro, era più sereno, aveva la nuova vita a portata di mano. Tra poco avrebbe poggiato i piedi su quella Terra diversa e lussureggiante che lo avrebbe finalmente accolto. Eppure, nel fondo dell’animo una grande nostalgia lo prese stringendogli il cuore in una morsa dolorosa: non sarebbe più tornato nella sua Patria perduta dove aveva vissuto tutta la sua povera esistenza. Lì, dove avrebbe voluto morire, in pace.
Il suo odiato ed amato Pianeta Rosso.
Nella notte stellata di San Lorenzo scintille danzavano in cielo, le Sue lacrime.
La Terra attraversava le Perseidi e le loro scie luminose si susseguivano accendendo i desideri degli innamorati.
Una trapassò rapida il piccolo Astrocargo, creando un nuovo rosso fuoco d’artificio.
(Riduzione in chiave fantascientifica di "Il clandestino" di Natale Figura)
natalefigura@virgilio.it
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