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I RACCONTI DI PAOLO: LA SCOMMESSA DI HAROLD NASH



© Paolo Leonelli 2010

New York, 5 gennaio 2020 ore 11,00

Harold Nash.
Un nome, una storia di solitudine.
Cinquant'anni, di origine scozzesi, da molti anni viveva nei sobborghi di New York. Precedentemente aveva vissuto in diverse città d'Europa.
Risultava essere disoccupato. Disponeva di una discreta fonte di reddito proveniente da un lascito di uno zio paterno, che gli garantiva una vita dignitosa.
Amava scommettere.
L'unica attività che lo aveva fatto uscire e girare il mondo era questa; scommettere.
Nulla nella vita lo appagava di più. Aveva scommesso su tutto; sui risultati sportivi, sul tempo, sulle elezioni, sulle tasse, sui vicini di casa, sul nome del cane di un passante, sulla fine della guerra in Afghanistan, su ogni primato del mondo, sul PIL dei paesi industrializzati per i dieci anni successivi, sui misteri irrisolti, sulle temperature estive, ecc.
Oltre la compagnia di altri scommettitori, nessuno. Moglie, fidanzata, troppo complicato e poco interessante per lui, solo qualche incontro occasionale.
Nel tempo libero si era dedicato al modellismo e alla lettura di libri sugli sport.

Le notizie qui citate sono state ricostruite grazie ad una sorta di diario che teneva nella cassettiera della sua camera da letto.

Ora il rapporto sull'accaduto, in attesa delle risposte degli esami di laboratorio.

Il giorno dopo l'inizio del nuovo anno sappiamo che uscì verso le ore 12,00 per fare compere. Si desume da alcune carte di alimenti ritrovate nella sua abitazione che avesse acquistato del cibo precotto, frutta e birra.
La piccola villetta dove viveva non mostrava, al momento del ritrovamento di un cadavere che si presume essere il signor Nash, con la gola tagliata e il volto sfigurato, segni di forzatura sulla porta d'ingresso o alle finestre.
Evidenti segni di lotta all'interno. A terra, pinze, sega da falegname, martello, bisturi e trapano a batteria, scarico.
Al centro del piccolo soggiorno di fronte al televisore, il divano era stato spostato e giaceva capovolto; al suo posto era una sedia in legno con braccioli interamente ricoperta di sangue.

A terra un taccuino con delle pagine di appunti che, a un primo confronto con il diario, non risultano scritti da Harold Nash.
Ci sono diverse impronte insanguinate che paiono appartenenti alla stessa persona, tranne una in fondo all'ultima pagina probabilmente dell'assassino che indossava pesanti guanti in cuoio.

La prima pagina riportava queste parole:
Io sottoscritto Harold Nash acconsento a partecipare alla seguente scommessa:
- posta in palio: la mia vita contro cinque milioni di dollari
- condizioni: nessuna parola, urlo, o bisbiglio dovrà uscire dalle mie labbra
- il qui presente incaricato e partecipante alla scommessa avrà dieci tentativi e libertà d'intenti per stimolare la mia reazione
- è qui presente l'intera somma, da me verificata, a garanzia del corretto svolgimento della scommessa, in una valigetta metallica.
Firma
Harold Nash
La seconda pagina elencava sinteticamente in stampatello, sotto forma di elenco puntato i tentativi posti in essere.
1
- Asportazione alluce piede destro
Nessun esito
2
- Taglio orecchio sinistro
Nessun esito
3
- Bruciatura occhio destro
Nessun esito
segue parte incomprensibile, pagina strappata.

Dopo un accurata perquisizione non è stata trovata traccia della valigetta citata ne dell'altra persona presente. Allo stato attuale non è nota l'identità dell'individuo citato negli appunti. Le ricerche proseguono.


Nello stesso momento nello Stato del Belize,
località non determinata:

– Ehi guercio, cosa hai deciso?
– Accetto. Quanto vuoi puntare?
– Ventimila.
– Molto bene, andata! – rispose l'uomo, avviandosi verso il molo con andatura zoppicante, spostando una ciocca di capelli sull'orecchio mancante...

2 commenti:

Salvo figura. ha detto...

Eccellente la scrittura di Paolo. Dialoghi serrati e stringenti, da vero professionista del thriller. Complimenti.
Salvo

Anonimo ha detto...

Alla grande, degno della miglior tradizione dei racconti brevi con finale a sorpresa tipo "Ai confini della realtà".

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L'intervista semiseria

"A proposito di Maximilian ... dialogo intervistato ai due autori ... raccontato da uno dei due"
Cecco (Francesco Martino) - Correva l'anno ....
Peppe (Giuseppe Cristiano) - Che fai parli al passato?
C - No, era per creare l'enfasi.
P - Meglio di no, guarda, noi scrittori del genere fantastico passiamo già per mezzi paranoici, prova un'altro inizio.
C - Vabbeh .... allora ..... una sera di dicembre dello scorso anno ....
P - Ecco, vedi! Così va già bene.
C - Oh che bello ... allora ... dov'ero rimasto ... ah, sì, dicembre dello scorso anno ....
P - L'hai già detto questo ...
C - Lo so ma se non finisco qua andiamo avanti fino alla notte dei tempi.
P - Sono d'accordo con te, vai pure.
C - Avanti fino alla notte dei tempi?
P - Beh, se vuoi, ma posso farti compagnia fino ad un certo tratto ... poi avrei alcune cose da fare.
C - Che fai sfotti? E meno male che l'intervista è dal mio punto di vista.
P - Mmmhhh.....
C - Che c'è, non ti senti bene?
P - No .... fame!
C - Ma se abbiamo mangiato poco fa!
P - Appunto ... ecco perchè ho ancora fame, il ricordo è troppo vicino.
C - Ah .... allora sarò breve, ok?
P - Va bene, vai pure non preoccuparti.
C - E andiamo allora .... dunque l'idea era una delle tante non realizzate che avevi nel cassetto, me la mandasti tra una mail e l'altra ed io te la rimandai con qualche variante che mi era venuta sul momento.
P - Sì, esatto.
C - Poi tu il giorno dopo mi telefonasti dicendomi se me la sentivo di proseguire il progetto a quattro mani, ricordi?
P - Sì, sì, mi ricordo.
C - A gennaio feci il mio primo volo aereo Roma-Stoccolma e ti raggiunsi ed in due giorni buttammo giù il soggetto del primo episodio e le idee di base per i successivi ... e si cominciò da subito a scrivere.
P - Era buona la pasta al tonno che ci preparammo.
C - Ma pensi solo a mangiare ... comunque hai ragione proprio buona, e ci mettemmo anche una scatola di pelati ... anzi no era polpa di pomodoro se non ricordo male.
P - Sì era proprio quella, alla prima occasione dobbiamo rifarla.
C - Eh sì, quando si parla di mangiare mi trovi sempre favorevole.
P - (nessun commento e mano destra a massaggiare lo stomaco).
C - (nessun commento e mano sinistra a massaggiare lo stomaco).
P - Hai già finito?
C - Eh? ... No, no, chiudo subito che è venuta fame anche a me.
P - Ok.
C - Allora per farla breve il primo l'abbiamo già scritto ed il secondo è sulla buona strada, ed intanto si è aggiunta qualche altra idea, previsioni?
P - Mah l'estate è ormai finita quindi non è che ci si deve aspettare chissacchè dal tempo.
C - Che fai sfotti un'altra volta.
P - Ma se mi hai chiesto tu le previsioni?
C - Ecco ... appunto ... sarà la fame ... vabbeh, allora penso che posso chiudere per tutti e due dicendo che la cosa più bella è credere sempre in quel che si fa e se questo viene da comuni passioni è difficile che venga male.
P - Beh, hai detto tutto bene, allora potevi farla da solo l'intervista.
C - E perchè? Secondo te che ho fatto? Vabbeh, dai andiamo a mangiare che mi è venuta nuovamente fame.
P - Ok, ma mi sa che la polpa di pomodoro è finita.
C - Mmmhhh ... c'è l'hai la passata?
P - Sì quella quanta ne vuoi.
C - Allora stiamo a posto ... vai col tango e buon appetito a tutti!