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Wanted - "The Public Enemy" - Ricercato "Nemico pubblico"

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I racconti di Valeria - Un fiore eterno (seconda parte)




La signorina che fece da guida, per poco non fu messa da parte dall’esuberanza della Professoressa Martini, quasi si risentisse della sua gradevole presenza.
La visita, all’interno del castello, che era suddiviso in due piani, imponeva un percorso obbligatorio.
Ciò che la guida ci fece notare fu il tetto delle sale: caratterizzato da una volta a crociera centrale dove si evidenziava una chiave di volta diversa per ogni stanza, e da due volte a botte laterali.
Provai a concentrarmi su ciò che diceva la guida, mi fu difficile perché obbligata ad ascoltare i pettegolezzi delle mie amiche.
“Continua a guardare” bisbigliò Ines.
“Sei il suo bersaglio” sogghignò Licia.
Non compresi fin da subito “Di cosa state parlando?”
“Pronto? C’è qualcuno? Di Luca, chi sennò?” risposero in coro.
Sospirai, sperando che lo stato di apprensione si attenuasse. “Smettetela entrambe. Vi ho già detto che non sono interessata a tipi così superficiali.”.
“Oh già dimenticavo, tu credi nell’amore eterno” Licia con l’appoggio dell’altra amica si burlava di me.
“Credo in quello vero” dissi “durerà per sempre, anche dopo la morte.” Era inutile parlare con loro, volevo bene a entrambe ma sapevo che, certe volte, non potevo contare sulla loro comprensione.
La Martini origliò travisando l’oggetto della conversazione. “Giusto Signorina Romano, l’eternità!” si pavoneggiò quel tanto che bastava per interrompere la guida. “Per com’è stato concepito questo luogo, pare non avesse nulla a che fare né per funzioni militari né per battute di caccia. Come vedrete dalle scale a chiocciola, che conducono al piano superiore, sono disposte in senso antiorario, diverse da altre costruzioni di quell’epoca. Era uno svantaggio per chiunque voleva impugnare un’arma, costretto a usare la mano sinistra.”.
“E la caccia?” domandò un mio compagno.
“Per l’assenza di stalle” continuò la Professoressa “s’ipotizza che lo scopo di questa singolare costruzione fosse riconducibile allo studio delle scienze, come l’astronomia e l’alchimia.”
“E non dimentichiamo l’influenza dei Templari” intervenne la guida, irritata dalla costante intromissione della Martini. “Un ordine sorto all’inizio del XII secolo, che aveva come ideale quello di liberare i Luoghi Santi dagli infedeli. Inoltre erano anche abili costruttori, si pensa che l’Imperatore abbia usufruito di questa loro capacità.”.
La Professoressa Martini proprio non si voleva rassegnare e prese ancora una volta la parola “Pare che Federico abbia avuto dei rapporti tali da far pensare che, per un periodo indefinito, questo Castello fosse stata la dimora del Santo Graal. Ve ne rendete conto?”
“Sì, Prof!” rispose la classe.
“Per questo l’eternità?” domandai alla guida.
“Secondo la leggenda” mi spiegò “il Santo Graal ha la capacità di donare la vita eterna. Abbiamo testimonianza dell’influenza dei Templari come potete vedere da quello che molti definiscono fauno” indicò la chiave di volta della settima sala in cui eravamo. Era una testa barbuta con delle strane orecchie.
“Cos’è?” domandai.
“E’ lui” disse la guida “l’idolo dei Templari: il Baphomet.” Per qualche minuto restammo a fissarlo, prima di raggiungere il cortile interno. “Qui, proprio al centro, c’era una vasca ottagonale” spiegò la donna “gli studiosi sospettano che nascondesse una reliquia tanto importante come il Santo Graal. Tuttavia il rapporto tra Federico II e i Templari non è stato molto chiaro. Pare che all’inizio abbia avuto un’inclinazione pacifica trasformatasi in odio.”.
“Federico II era interessato al potere della vita sulla morte?” chiesi.
“Quale umano non lo è?” mi disse “Tuttavia, sono solo supposizioni. Proseguiamo.”
Mi soffermai, più del dovuto, a riflettere su quanto appreso. Il fascino del mistero era ciò che mi attraeva. Mi sarebbe piaciuto poter conoscere la realtà dei fatti e sorrisi consapevole che era impossibile. Fu allora che entrai, di nuovo, in quello stato di apprensione. Ma quella volta, riuscii a definire meglio cosa provavo: dolore. Non fisico, veniva da dentro, come se il petto volesse esplodere. Trattenni le lacrime che volevano manifestarsi senza controllo. Chiusi gli occhi per scrollarmi di dosso quel devastante stato d’animo. Quando però li riaprii, mi accorsi di essere sola. I compagni di classe, gli insegnanti, i turisti, la guida, si erano volatilizzati. Incombeva un silenzio assoluto. Spaventata a tal punto da voler gridare, non ne fui in grado. Iniziai a correre da una sala all’altra, salendo perfino al piano superiore, fino a quando, la sentii.
“Chi sei?” urlai in preda al panico.
Una giovane donna dai capelli dorati mi apparve; indossava un elegante abito rosso che metteva in risalto il decolleté. Quel volto, candido come quello di un bambino, era triste.
“Sono colei che subisce un incessante tormento. Era qui il luogo dei nostri incontri, a Castel del Monte, ma lui non c’è. Non mi ha mai amato.”
Le sue parole non avevano alcun senso per me. “Sei tu … che mi trasmetti queste sensazioni?” le chiesi. Il silenzio fu interrotto da un brusio di voci. La donna scomparve, e io restai pietrificata per qualche minuto prima di raggiungere il cortile dove vi trovai delle persone. Prima di rendermi conto del loro aspetto, sperai di essermi destata da quell’incubo e di rivedere i volti conosciuti dei compagni, delle care amiche, e (non l’avrei mai detto) quello dell’esasperante Professoressa Martini. Invece, vidi i presenti prostrarsi a quella figura maestosa, dallo sguardo fiero e dal portamento regale. Uomo valoroso, dal grande spessore politico e culturale, io potevo vedere Federico II. Mi accorsi soltanto dopo che, a causa dell’emozione, i miei occhi stavano lacrimando. Li asciugai in fretta quando vidi la donna di prima accompagnata da un uomo di mezza età che si rivolse all’Imperatore “Avete già incontrato mia figlia Bianca Lancia?”
“Cotanta bellezza non potrei mai dimenticarla. Si tratterebbe di un affronto bello e buono, non credete?” rispose l’Imperatore.
La giovane donna s’inchinò sorridendo. Era bella e gioviale. Che cosa poteva volere da me? Perché stavo assistendo a un tale avvenimento?
“Perché il mio amore è stato dolce e amaro” rispose Bianca leggendo i miei pensieri. “Un amore, al quale non volevo rinunciare. Una vita di tormento per godere di quella passione insostituibile.”.
Le persone scomparvero così com’erano apparse e mi ritrovai in una stanza al piano superiore dinanzi a un letto, dove due persone consumavano il loro desiderio.
“Cos’eri per il Re?” le chiesi.
“Tu sei la mia alba e il mio tramonto, l’inizio e la fine del mio essere” disse Federico II accarezzando i lunghi capelli della sua donna.
“Io non ti credo” disse Bianca divertita.
“Eri la sua promessa sposa?” sussurrai. Non ero andata così in fondo nella vita dell’Imperatore, mi ero soffermata a Castel del Monte. Ciò che vedevo però, mi spingeva a volerne sapere di più.
Bianca continuava a sorridere. Non sembrava la stessa che mi era apparsa, con il viso rammaricato “Che cosa penserebbe Isabella se ci sorprendesse?” disse al Re.
“Impossibile amore mio, non è qui” rispose l’uomo.
“Eri ... La sua ... Amante?” conclusi.
Un No! Rimbombò per tutta la sala facendomi sobbalzare per lo spavento. Il letto sparì, la sala era di nuovo spoglia. “Non ero solo quello!” continuava a dirmi Bianca, solo che non riuscivo più a vederla. Con il cuore in gola, provai a seguire la sua voce. “Ero il suo vero amore” mi disse “l’unica in grado di capirlo. Ci era bastato un solo sguardo per divenire l’uno il completamento dell’altro. Perché non capisci? Sei come tutti gli altri? Credi che io sia stata solo un passatempo?”. (CONTINUA)
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L'intervista semiseria

"A proposito di Maximilian ... dialogo intervistato ai due autori ... raccontato da uno dei due"
Cecco (Francesco Martino) - Correva l'anno ....
Peppe (Giuseppe Cristiano) - Che fai parli al passato?
C - No, era per creare l'enfasi.
P - Meglio di no, guarda, noi scrittori del genere fantastico passiamo già per mezzi paranoici, prova un'altro inizio.
C - Vabbeh .... allora ..... una sera di dicembre dello scorso anno ....
P - Ecco, vedi! Così va già bene.
C - Oh che bello ... allora ... dov'ero rimasto ... ah, sì, dicembre dello scorso anno ....
P - L'hai già detto questo ...
C - Lo so ma se non finisco qua andiamo avanti fino alla notte dei tempi.
P - Sono d'accordo con te, vai pure.
C - Avanti fino alla notte dei tempi?
P - Beh, se vuoi, ma posso farti compagnia fino ad un certo tratto ... poi avrei alcune cose da fare.
C - Che fai sfotti? E meno male che l'intervista è dal mio punto di vista.
P - Mmmhhh.....
C - Che c'è, non ti senti bene?
P - No .... fame!
C - Ma se abbiamo mangiato poco fa!
P - Appunto ... ecco perchè ho ancora fame, il ricordo è troppo vicino.
C - Ah .... allora sarò breve, ok?
P - Va bene, vai pure non preoccuparti.
C - E andiamo allora .... dunque l'idea era una delle tante non realizzate che avevi nel cassetto, me la mandasti tra una mail e l'altra ed io te la rimandai con qualche variante che mi era venuta sul momento.
P - Sì, esatto.
C - Poi tu il giorno dopo mi telefonasti dicendomi se me la sentivo di proseguire il progetto a quattro mani, ricordi?
P - Sì, sì, mi ricordo.
C - A gennaio feci il mio primo volo aereo Roma-Stoccolma e ti raggiunsi ed in due giorni buttammo giù il soggetto del primo episodio e le idee di base per i successivi ... e si cominciò da subito a scrivere.
P - Era buona la pasta al tonno che ci preparammo.
C - Ma pensi solo a mangiare ... comunque hai ragione proprio buona, e ci mettemmo anche una scatola di pelati ... anzi no era polpa di pomodoro se non ricordo male.
P - Sì era proprio quella, alla prima occasione dobbiamo rifarla.
C - Eh sì, quando si parla di mangiare mi trovi sempre favorevole.
P - (nessun commento e mano destra a massaggiare lo stomaco).
C - (nessun commento e mano sinistra a massaggiare lo stomaco).
P - Hai già finito?
C - Eh? ... No, no, chiudo subito che è venuta fame anche a me.
P - Ok.
C - Allora per farla breve il primo l'abbiamo già scritto ed il secondo è sulla buona strada, ed intanto si è aggiunta qualche altra idea, previsioni?
P - Mah l'estate è ormai finita quindi non è che ci si deve aspettare chissacchè dal tempo.
C - Che fai sfotti un'altra volta.
P - Ma se mi hai chiesto tu le previsioni?
C - Ecco ... appunto ... sarà la fame ... vabbeh, allora penso che posso chiudere per tutti e due dicendo che la cosa più bella è credere sempre in quel che si fa e se questo viene da comuni passioni è difficile che venga male.
P - Beh, hai detto tutto bene, allora potevi farla da solo l'intervista.
C - E perchè? Secondo te che ho fatto? Vabbeh, dai andiamo a mangiare che mi è venuta nuovamente fame.
P - Ok, ma mi sa che la polpa di pomodoro è finita.
C - Mmmhhh ... c'è l'hai la passata?
P - Sì quella quanta ne vuoi.
C - Allora stiamo a posto ... vai col tango e buon appetito a tutti!